Pila Grenet (Museo MITI)


Due pile Grenet.
Già esistenti prima del 1907.
Nell`inventario del 1912, al n° 1054, si legge: «Coppie Grenet, quantità 3, condizione mediocre».
Inventario D del 1919 n° 966/32: «2 pile Grenet».
Uno dei due esemplari del patrimonio del Montani è in primo piano in una cartolina datata 16 luglio 1907. 

   La pila è una macchina che sfrutta l`energia prodotta da reazioni chimiche per spostare cariche elettriche lungo un circuito.
In una boccia di vetro è contenuta una soluzione al 22% di acido solforico e al 17% di bicromato di potassio che fa da depolarizzante. Queste dosi sono riportate da P. Silva. Mentre A. Del-Bue scrive testualmente: « …  così c`è chi consiglia di sciogliere 100 gr di Bicromato in un litro di acqua e aggiungere 50 gr di H2SO ; mentre Grenet raccomanda di «prendere una parte in peso K2Cr2O7, tre parti di H2SO4 e dieci di acqua. Ma la soluzione più conveniente si ottiene forse sciogliendo 1 parte in peso di bicromato potassico in 18 parti di acqua, aggiungendo poscia 1 parte di acido solforico».
A. Amerio invece prescrive: «gr 100 Bicromato di Potassio, gr 100 di Cloruro Sodico e gr 110 di H2SO4 in 1000 gr di acqua».
Come si vede gli autori dell`epoca non erano certi sulla ricetta giusta.
Due lastre di carbone, separate e parallele, costituiscono il polo positivo e sono saldate ad un anello metallico che sostiene un coperchio di ebanite. Il polo negativo è una lastra di zinco, inserita tra le due lastre di carbone, che viene immersa in parte nella soluzione solo quando si deve far funzionare la pila.
Il bicromato di potassio fissa l`idrogeno che si svolge al polo negativo.
La forza elettro motrice di un elemento di questa pila è dell`ordine di 2 V, ma per mantenere questo valore non bisogna tenere a lungo in funzione la pila stessa.
L`intensità della corrente erogata può essere di molti Ampere, perché la resistenza interna è piccola.
Dopo l`uso si raccomanda di togliere il coperchio e lavare abbondantemente gli elettrodi in acqua, per poi rimettere tutto a posto con l`elettrodo di zinco sollevato. 

  Bibliografia e note.
P. Silva, Fisica, Vol. II, Paravia, Torino 1957.
A. Del-Bue, Lezioni di Fisica generale, A. Signorelli, Roma 1933.
L. Segalin, Fisica sperimentale, Vol. II, G. B. Paravia & C., Torino 1933, da cui è tratta la figura 219.
A. Amerio, Fisica sperimentale, Vol. II, G. Principato, Messina 1939.
A. Roiti, Elementi di fisica, Vol. II, Successori Le Monnier, Firenze 1908.
A. Funaro e R. Pitoni, Corso di fisica e chimica, R. Giusti, Livorno 1907.
C. M. Gariel, Traité pratique d’électricité, tome I, O. Doin, Paris 1884, da cui sono tratte le figure 236 e 237 con due pile Grenet.
Scheda di istruzione Paravia N° 427.
La cartolina del “Gabinetto di Fisica” appartiene alla collezione del Sig. Luciano Scafà, che ne ha dato gentilmente concessione.
La figura a sfondo giallo è stata tratta da: A Catalogue of Physical Instruments, Catalogue 17, L. E. Knott Apparatus Company, Boston 1912; rinvenibile a sito:
https://archive.org/details/catalogofphyinst00knotrich?q=Catalogue+of+Physical+Instruments .
Attualmente una pila è esposta al Museo MITI, su proposta di Fabio Panfili, l`altra in una vetrina nell’Aula Magna del Triennio.
Foto di Daniele Maiani, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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