Wattmetro elettrodinamico SEB mod. E/02 N° 16353


Wattmetro elettrodinamico SEB Mod. E/02, matr. N° A16353.
Collaudato dalla ditta SEB (Stabilimenti Elettrotecnici di Barlassina – Milano) l’11 giugno 1968.
Nell’Estratto dell’Inventario del laboratorio di Elettronica si trova al n° 222, dove si legge: “Giugno 1968. Wattometro E/02 per C.C. E C.A. N° A/16353” e si rimanda all’inventario generale n° 4385. Destinato alla sezione Elettronica.
È uno strumento di tipo elettrodinamico con ferro; cos φ = 0,2; classe 0,2; tensione di prova 2 kV; da usarsi in posizione orizzontale e per corrente alternata.
Altri modelli di wattmetro SEB E/02 si possono vedere scrivendo: “E/02” su Cerca.
Le modalità di inserimento sono riportate chiaramente nel foglio visibile in una foto sottostante, nella quale si leggono ulteriori caratteristiche.
Le portate sono: 0,5-1 A e 150 – 300 V; l’induttanza approssimativa delle bobine  fisse in parallelo: 9,2 mH; l’induttanza approssimativa delle bobine fisse in serie; 27 mH; l’induttanza approssimativa della bobina mobile: 7,9 mH. La resistenza del circuito amperometrico in parallelo: 3,52 ohm; la resistenza del circuito amperometrico in serie 14,1 ohm. La resistenza del circuito voltmetrico per 150 V: 4034 ohm; la resistenza del circuito voltmetrico per 300 V; 8054 ohm. La taratura è stata eseguita alla temperatura di 23 °C. L’errore percentuale relativo alla lettura di fondo scala è di ± 0,2 con frequenza fino a 100 Hz.
Le cause di errore nella misura sono di tre tipi: autoconsumo, errore di fase, classe. Uno strumento elettrodinamico è costituito essenzialmente da una bobina fissa e da una bobina mobile; quando le due bobine sono percorse da correnti sinusoidali, sulla bobina mobile agisce una coppia, il cui valor medio è proporzionale al prodotto tra i valori efficaci delle due correnti e il coseno dell’angolo di sfasamento tra le correnti stesse. Uno strumento di questo tipo fornisce l’indicazione della potenza attiva assorbita da un carico se una delle due bobine, solitamente quella fissa, è attraversata dalla corrente che entra nel carico, mentre l’altra, solitamente quella mobile, è attraversata da una corrente che in modulo è proporzionale alla tensione presente ai capi del carico. Ciò si ottiene semplicemente ponendo un resistore di valore opportuno in serie alla bobina mobile. Tuttavia, poiché‚ la bobina mobile presenta un’induttanza non nulla, la corrente che attraversa questa bobina risulta sfasata rispetto alla tensione applicata ai suoi capi di un certo angolo che durante la misura si va sommare allo sfasamento vero e proprio del circuito oggetto della misura stessa.
La caratteristica più importante di questo strumento è il basso coseno di φ (utile per le misure a basso fattore di potenza) che lo rende idoneo per il rilievo della potenza elettrica attiva di un carico o di un circuito elettrico a forte connotazione induttiva; nel quale caso l’errore di fase diventerebbe sensibile. Esso fa parte degli strumenti più pregiati nei quali la molla antagonista è ridotta in modo che la portata dello strumento sia pure ridotta. Un wattmetro con cos φ = 0,2 non può essere usato per carichi che assorbano una potenza attiva pari a 1/5 di quella corrispondente al prodotto V I, essendo V la portata voltmetrica e I quella amperometrica; cioè esso è vulnerabile ai sovraccarichi.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili con la consulenza di Sergio Iuvalè che ringrazio.
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