Wattmetro elettrodinamico S.E.B. Mod. E/02 Matr. N° 683298


 Wattmetro elettrodinamico SEB Mod. E/02 Matr. N° 683298.
Nell’inventario D del 1956 al n° 1562 – 3 si legge: “SEB – Milano Wattmetro el. din. 5 – 10 A; 150 – 300 – 600 V ₤ 160.000”. Acquistati nel giugno del 1959 e destinati al Laboratorio di Elettrotecnica.
Altri due modelli di wattmetro elettrodinamico SEB
E/02, con caratteristiche diverse, si possono vedere nella Sezione Elettronica scrivendo: “E/02” su Cerca.

Sul quadrante i simboli delle norme CEI dicono che lo strumento va letto in posizione o
rizzontale, ha classe di precisione 0,2, funziona sia in D.C. sia in A.C., è stato sottoposto a tensione di prova di 2 kV.

Riportiamo parzialmente quanto è scritto nel foglio posto sotto il coperchio: «Stabilimenti Elettrotecnici di Barlassina – Milano. Wattmetro Elettrodinamico Mod. E/02; cos φ 0,2; N° 683298. Bobine fisse in serie. Amp. 5 Volt 150 Costante 1 ; Amp. 5 Volt 300 Costante 1; Amp. 5 Volt 600 Costante 3. Bobine fisse in parallelo  Amp. 10 Volt 150 Costante 2; Amp. 10 Volt 300 Costante 4; Amp. 10 Volt 600 Costante 8. Per invertire le letture basta invertire la posizione del commutatore -A-. Per interrompere il circuito voltmetrico, basta disporre il commutatore di portata voltmetrica -B- sulla posizione -O-. Induttanza approssimativa delle bobine fisse in parallelo: 0,082 mH; induttanza approssimativa delle bobine fisse in serie: 0,304 mH. Induttanza approssimativa della bobina mobile: 7,5 mH. Resistenza del circuito ampermetrico in parallelo: 42 mΩ; resistenza del circuito ampermetrico   165  mΩ. Resistenza del circuito voltmetrico per 150 Volt: 4.012 Ω; resistenza del circuito voltmetrico per 300 Volt: 8.024 Ω. Temperatura di taratura: 17 °C. Errore inferiore a ± 0,2 % della lettura di fondo scala con frequenza fino a 100 Hz. [sotto si vede il grafico dell`errore in divisioni in funzione della lettura in divisioni N.d.R.] Milano, 29/4/1959».

Uno strumento elettrodinamico è costituito essenzialmente da una bobina fissa e da una bobina mobile; quando le due bobine sono percorse da correnti sinusoidali, sulla bobina mobile agisce una coppia, il cui valor medio è proporzionale al prodotto tra i valori efficaci delle due correnti e il coseno dell’angolo di sfasamento tra le correnti stesse.
Uno strumento di questo tipo fornisce l’indicazione della potenza attiva assorbita da un carico se una delle due bobine, solitamente quella fissa, è attraversata dalla corrente che entra nel carico, mentre l’altra, solitamente quella mobile, è attraversata da una corrente che in modulo è proporzionale alla tensione presente ai capi del carico.
Ciò si ottiene semplicemente ponendo un resistore di valore opportuno in serie alla bobina mobile. Tuttavia, poiché la bobina mobile presenta un’induttanza non nulla, la corrente che attraversa questa bobina risulta sfasata rispetto alla tensione applicata ai suoi capi di un certo angolo che durante la misura si va sommare allo sfasamento vero e proprio del circuito oggetto della misura stessa.
Le cause di errore nella misura con questo strumento sono di tre tipi: autoconsumo, errore di fase, classe.
La caratteristica più importante di questo strumento è il basso coseno di φ (utile per le misure a basso fattore di potenza) che lo rende idoneo per il rilievo della potenza elettrica attiva di un carico o di un circuito elettrico a forte connotazione induttiva; nel quale caso l’errore di fase diventerebbe sensibile.
Esso fa parte degli strumenti più pregiati nei quali la molla antagonista è ridotta in modo che la portata dello strumento sia pure ridotta.
Un wattmetro con cos φ = 0,2 non può essere usato per carichi che assorbano una potenza attiva pari a 1/5 di quella corrispondente al prodotto V I, essendo V la portata voltmetrica e I quella amperometrica; cioè esso è vulnerabile ai sovraccarichi.
  Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.