Variometri Allocchio Bacchini & C. Milano Matr. N° 04993 e N° 19116


 Variometri Allocchio Bacchini & C. Milano Matr. N° 04993 e N° 19116.
Nell’inventario particolare per reparto n° 7 del 1925-1927 a pag. 82, n° 130/810 si legge: “Allocchio Bacchini & C. Variometro tipo Vallauri [quasi illeggibile, N.d.R].  ₤ 850”. Nell’inventario D del 1937 al n° 485 si legge: “Variometro Allocchio Bacchini – N° 19116 ₤ 40 prima destinazione (Lab. Radio)”. Destinato a Radiotecnica era già in esistenza. Purtroppo in questo inventario posteriore non si parla dell’altro variometro!
Nella rivista “L’Elettrotecnica” del 25 Novembre 1925 (Vol. 12 N° 33) Giancarlo Vallauri ha scritto un articolo: “Induttanze variabili (Variometri)” nel quale, a pag. 829, appare la foto di un variometro a disco della Allocchio Bacchini & C. Milano N° 02846.
Il Montani possiede numerose collezioni di riviste, compresa “L’Elettrotecnica”. Per gli appassionati dei dispositivi elettrici e delle antiche radio, riportiamo brani del suddetto articolo, a cui seguono le pagine complete:
«Variometro a disco. Il variometro a disco esclude l’uso dei materiali ferromagnetici, è quindi un apparecchio assai più preciso del variometro a nucleo di ferro e serve come campione secondario di induttanza. Esso fu ideato per i bisogni della tecnica delle alte e delle altissime frequenze, derivandone il concetto costruttivo da quello dei condensatori variabili a disco. L’apparecchio consta di sue equipaggi o dischi, di cui si può variare la posizione reciproca per rotazione di uno rispetto all’altro. La disposizione dell’avvolgimento è la ben nota forma astatica, che si utilizza in molti apparecchi ed è rappresentata schematicamente in fig. 7; la forma costruttiva è rappresentata in fig. 8 [dove si vede il modello della Allocchio Bacchini matr. N° 02486, quindi precedente ai nostri due esemplari, N.d.R.].


Disponendo uno sopra all’altro i due dischi, che portino ciascuno un avvolgimento del tipo indicato, e facendo ruotare uno di essi rispetto all’altro intorno al loro asse comune, si fa variare in modo continuo il coefficiente di induzione mutua M fra i due. In corrispondenza di una rotazione completa di 360° si ha evidentemente una variazione ciclica completa di M con due passaggi per il valore zero e con due massimi di segno opposto. Se gli avvolgimenti sono simmetrici e piani e se i piani in cui essi giacciono sui due dischi si mantengono, durante la rotazione, paralleli e a distanza invariabile fra loro, anche il ciclo di variazione di M in funzione dell’angolo di rotazione è regolare e simmetrico (ossia i 4 quarti, in cui il ciclo è diviso dai due massimi e dai due passaggi per zero, sono sovrapponibili). Collegati in serie gli avvolgimenti dei due dischi si ha una autoinduzione variabile con continuità ed il suo diagramma di variazione è ancora quello di variazione di M, salvo che la scala (ossia la posizione dell’asse delle ascisse) è spostata di un segmento pari alla somma L1 + L2, delle due autoinduzioni dei singoli avvolgimenti. Si ha infatti notoriamente L = L1 + L2 + 2 M. ….. Si può studiare il profilo degli avvolgimenti in maniera che la variazione di L e di M sia lineare per un ampio tratto dello spostamento angolare relativo dei dischi, ovvero in maniera che la variazione sia all’incirca sinusoidale. Ma poiché l’apparecchio deve essere usato non come campione primario o assoluto di induttanza, sibbene come campione secondario opportunamente tarato, ciò non ha importanza particolare. …
[La figura 9 riporta il diagramma relativo al variometro della figura 8, con avvolgimenti a uno strato di filo multiplo e dischi di ebanite come il nostro esemplare, N. d. R.] …… Un pregio generale dei variometri a disco, specialmente se usati nei circuiti ad alta frequenza, è quello che deriva loro dalla astaticità del tipo di avvolgimento adottato. Essa infatti ha per conseguenza sia che il variometro percorso da corrente esercita ad una certa distanza effetti induttivi trascurabili, sia che esso raccoglie da campi esterni non troppo disuniformi un’azione perturbatrice minima, ciò che rende più sicure e più agevoli moltissime misure.
Nota: La prima forma di variometro di questo genere fu ideata dall’allora Tenente di Vascello G. Martinez presso l’Istituto E. e R. T. di Livorno e costruita dal Capo Radiotelegrafista E. Torre. Il prio esemplare è un variometro a settori semicircolari, con L massima 140 microhenry, e fu costruito nel 1916, assai prima che si avesse notizia dell’analogo apparecchio costruito dal Bureaus of Standards (H.B. Brooks e F. C. Weaver-Sient. Pap.. N. 290)».
Poi l’articolo prosegue illustrando gli usi del variometro a disco che noi ci limitiamo ad elencare riportando due figure delle quattro elencate: 1) ponte di induttanza, fig. 11, per misure di induttanza;

2) ponte di Campbell, per misure di induttanza (fig. 12);3) misura di induttanze mutue (fig. 13);4) misure di capacità (fig.14);

5) frequenziometro (fig.15);

6) accoppiamenti critici per i circuiti oscillatori alimentati da triodi ed in generale per studiare le proprietà degli schemi usati con tali apparecchi.

Per vedere le altre schede sui variometri ( o accoppiatori) scrivere “19116” su Cerca.
Bibliografia: Giancarlo Vallauri, Induttanze variabili (Variometri), L’Elettrotecnica del 25 Novembre 1925 ( Vol. 12 N° 33).
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni e ricerche di Fabio Panfili.
Per ingrandire le immagini cliccare su di esse col tasto destro del mouse e scegliere tra le opzioni.