Estensimetro Martens



Estensimetro Martens.
Nell`inventario D del 1919 al n° 1417/36 di pag. 73 si legge testualmente: «Sbarra di controllo con due relativi anelli di attacco, relativi alla macchina di trazione, due canocchiali a tre … con due aste di legno graduate e scatola con specchi, e morsetti d`attacco e asta in legno in due pezzi (corredi della macchina a trazione)».
Nell`inventario D del 1937 al n° 646 si legge:  «Apparecchio a specchi Martens costituito da una scatola con barrette da 50 – 100 – 150 – N° 2 morsetti – N° 2 specchietti. Due cannocchiali su base. Due stadie graduate. Una riga di legno per distanziare gli specchietti dalle stadie graduate. Un cavalletto di legno a tre piedi con piano alzabile cm 42 × 32. ₤ 500. Prima destinazione: Lab. Aula di Tecnologia».
Una fonte da controllare situa la data di acquisto al 17 marzo del 1914.
Apparecchiatura ottica per la misura dell`allungamento dei materiali mentre sono sottoposti alle prove di trazione con la macchina universale Mohr – Federhaff.

L`estensimetro tipo Martens è costituito da uno specchietto solidale col coltello mobile, in modo che, ruotando quest`ultimo, ruota anche lo specchietto.
Col cannocchiale C si legge, tramite un vetrino a reticolo la scala K riflessa dallo specchietto.
Il rapporto di amplificazione risulta uguale a 2 L/b; normalmente si ottengono amplificazioni dell`ordine di 500.
L`impiego di questo strumento è alquanto difficoltoso e delicato per la possibilità di errori nella procedura. Infatti mentre il provino viene sottoposto a trazione, è necessario che la distanza tra esso e l`insieme scala-cannocchiale non vari. Inoltre la scala deve essere accuratamente parallela allo specchietto prima di iniziare la trazione.
Per consultare le due schede relative ai cannocchiali Mohr & Federhaff scrivere “Mohr” su Cerca.

La figura è stata tratta da: http://www.misure.unipg.it/Dispense/cap%207.pdf .
Foto di Daniele Maiani e di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo provvisorio di Fabio Panfili.
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Diaframma per flusso d’aria L. Bolognini

Diaframma per flusso d`aria a portata variabile.
Anni `80 del Novecento.
Strumento da applicare ad un bruciatore di caldaia, venne costruito nell`Istituto Montani dal collaboratore tecnico Sig. Leone Bolognini.
Foto di Daniele Maiani. Elaborazione di Fabio Panfili.
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Grande microscopio metallografico C. Reichert 4ª parte (Museo MITI)

Accessori del Grande Microscopio Metallografico Reichert.
L`elenco degli accessori si trova nell`inventario D del 1937 al n° 739 che riportiamo qui integralmente.
«Grande microscopio metallografico fornito dalla ditta Filippini – Genova corredato da: quattro obbiettivi da 3- 4- 8- 16 mm – sei oculari 2- 4- 6- 8- 12- 18 mm – un oculare micrometrico, due microscopi a riflessione di 30 mm e 40 mm posti su scatola della Reichert – un tubo oculare del n 4 – un oculare con diaframma ad iride della Reichert in custodia cilindrica di cartone- N. 1 prisma a riflessione totale per fotomacrografia in custodia cilindrica di cartone – una corda flessibile con attacchi e relativo bastone di manovra per messa a fuoco – una scatola di assorbimento di vetro 30 × 60 mm – una piastrina portante 1 mm diviso in 100 parti in scatola – due piastrine con foro diverso da applicare sul tavolino porta oggetti – una lente biconvessa con anello e vite di attacco – una lente condensatrice – un
pezzo cilindrico di metallo – dispositivo per macrofotografia costituito da una slitta fissata sul banco del microscopio con un braccio portante girevole intorno ad un perno una guida a V – un tavolino portaoggetti, regolabile in altezza – un telaio con vetro piano – una lente con braccio girevole Ø 100 mm – una lente con braccio girevole Ø 60 mm – una lampada con elettrodi carbone e supporto – una slitta per banco metallografico».Sul fianco del contenitore in legno di molti accessori si legge: “Dott. Attilio Filippini Genova”.
Oggi non è agevole controllare se tutti gli accessori dell`elenco ci sono pervenuti perché il microscopio è stato posto sotto una custodia di plexiglas da molti anni e in questa sede ci siamo limitati a mostrare nelle foto quello che lì si conservava.
Ulteriori ricerche ci hanno permesso di trovare numerose lastre fotografiche  con immagini ottenute negli anni con il microscopio.
Per queste ricerche ringrazio il P.I. Angelo Sgammini.
Per consultare le altre schede sul microscopio,  scrivere “Reichert” su Cerca.
Lo strumento è esposto al Museo MITI, su proposta di fabio Panfili.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Shore’s Standard Dial Recording Scleroscope. Model D-1 N° 7812 2ª Parte

Shore Standard Dial Recording Scleroscope Model D-1 [Seconda parte] (Improved Portable) .
For Measuring The Hardness Of Metals With Equivalent Standard Brinell Graduations.
Le seguenti note sono tratte dal Bulletin S-32 senza data ma di poco posteriore all`agosto 1932.
«OPERATION. To elevate, release and drop the hammer, revolve the knurled knob B in a direction clockwise for about five-eights of a turn or until an internal stop is reached. At this point the rebound also occurs which is instantly fixed to its full height by its ball clutch J, Figure 7D. When the knob B is returned to its starting point, the clutch mechanism, togheter with its now somewhat elevated hammer, due to the locked rebound, is raised up and brought in contact with the rack bar M, wich then acts on the dial hand pinion N, turning it to the extended that the aforesaid rebound has raised it above its neutral height. By neutral height is meant the position the hammer held before dropping and to where it returns if there had been a drop but no rebound. In each instance, the top of the hammer contacts with the dial rack bar M, but since it does not impart motion to it, no perceptible movement of the indicator hand occurs.
DIAL HAND REMAINS FIXED. It will be noted that when the knob B is returned, after causing the hammer to strike and to rebound, wich is thus recorded by the dial hand, said hand remains fixed indefinitely or until the knob is again turned for another test. During this turn the indicator hand always return to zero, but it is not adapted to remain there. Its resting place is always at the number of the last hardness test».
Le istruzioni proseguono per otto pagine nelle quali si descrivono: la taratura, le operazioni da farsi in casi particolari, la pulizia dei congegni interni, e infine il confronto con il modello precedente descritto brevemente nella relativa scheda. Ne riportiamo alcune parti. «DISCRETION IN READING. – One of the rarest things to be found in metallurgy is a metal with a uniform hardness over its general surface. It is therefore advisable to make several tests and to take an average as representing the true hardness of a particular sample.
CHECKING UP WITH STANDARDS. Our dial recording Scleroscope is so designed and built that it functions uniformly. Notwithstanding this, the operator is doubly assured by Master Bolcks of both hard and soft steel, each marked with a known hardness. If any wear occurs on the diamond point, or if anything happens to the machine itself, the Master Blocks will accurately inform you to what extent, if any, the readings are affected. The blocks should be carefully clamped in the stand, as per Figure 2 D, and several readings taken to obtain the average.The instruments should then show an accuracy of 95 per cent. If it reads too low or too high, a spare hammer should be inserted and the inaccurate hammer returned to the manufacturer for an examination and repair. ADJUSTMENT. It is not possible to make any adjustments on the mechanism to regulate the hardness readings on the dial, and it also follows that these can only be altered by the failure of the diamond point of the hammer. The instrument is restored to its standard condition by the insertion of a new hammer.
SAVE THE DIAMOND. Avoid striking the hardened anvil of the instrument directly, or any hardned steel, more than once in the same place. It superhardens the surface and strains the diamond tip in the hammer.
CLEANING THE DIAMOND. In the course of testing, dust or scum often accumulates on the diamond tip, wich may slightly affect the accuracy of the readings. Clean same by rubbing or dropping a few times, as in testing metals, on a piece of rubber eraser.
CLEANING INTERIOR SLEEVES. The cleaning brush shown at the right of Fig. 9 is intended for this purpose. It is inserted in place of the hammer and gently moved up and dawn a few times. This should be done every now and then as matter of precaution. Re-insert the hammer with the same fork ».

Bibliografia: Bulletin S-32 edito dalla ditta costruttrice.
Foto di Claudio Profumieri, consulenza del prof. Egisto Mariani che ringraziamo, elaborazioni,  ricerche  e testo a cura di Fabio Panfili.
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Grande microscopio metallografico C. Reichert 5ª parte (Museo MITI)

        Grande microscopio metallografico C. Reichert.
Quinta parte.
Presso il Laboratorio Tecnologico della Specializzazione Meccanica sono conservate numerosissime lastre fotografiche datate prevalentemente nei primi anni trenta del Novecento.
Abbiamo qui riportato tre esempi delle schede realizzate nel “Gabinetto per le prove dei materiali”.
Manca in queste la data di esecuzione, recano comunque l`intestazione “Regio Istituto Industriale Nazionale – Fermo”, denominazione che ha inizio nel settembre del 1907 e termine il 1 ottobre del 1933. In questa data il nome diviene infatti: “Regio Istituto Tecnico Industriale”.
Dunque le schede possono essere datate tra gli anni venti e gli anni trenta del Novecento.
La scheda P 24 con ingrandimento 500 riporta le «Caratteristiche del campione: Materiale acciaio rapido al W ( W 18%) marca MB – Cogne – Struttura, carburo doppio di Fe e W su fondo di sorbite – Trattamento termico: Ricotto – Attacco: acqua regia. Proprietà meccaniche: Durezza alla prova Brinell 3000 [kg].. N. 260 Rockwell – … Shore – Analisi chimica: Vanadio % 18».
La scheda P 14 con ingrandimento 200 reca le «Caratteristiche del campione: Materiale: acciaio al Cromo marca CR-3 Cogne – Preparazione: Greggio – Struttura: Reticolato di cementite (bianca) su fondo di perlite – Attacco acido picrico 5% – Proprietà meccaniche: durezza alla prova Brinell 3000 Kg N. 340 Rockwell – … Shore – Analisi chimica Carbonio % ~1 Cromo % ~1,7».
La scheda P 15 riporta le
«Caratteristiche del campione: Materiale acciaio al cromo marca CK1 della Cogne – Struttura: perlite globulare (fitti globuli) cementite (bianca su fondo di perlite bianca) – Trattamento termico: Ricotto – Attacco: acido picrico 5% alcol – Proprietà meccaniche: Durezza alla prova Brinell 3000 [kg] .. N. 190 Rockwell – … Shore».

Diamo qui integralmente alcune informazioni, riguardanti la stampa delle fotografie, tratte da un documento dattiloscritto datato 30 settembre 1934:
« STAMPA DELLE FOTOGRAFIE. CARTE – usare carte Cappelli al “Cloro-bromuro contrasto” tipo 18 b – nei formati come le lastre. STAMPA – lavorare con luce rossa. Tenere le carte sempre chiuse in scatola. Mettere la lastra nel torchietto, vetro contro vetro. Mettervi sopra, ben centrata, la carta, in modo da avere gelatina contro gelatina. Chiudere il torchietto. Mettere il torchietto col vetro vicino alla lampada a luce bianca per circa 20 secondi. Spegnere la lampada. Estrarre la carta impressionata. SVILUPPARE – nello stesso sviluppo delle lastre fino a veder comparire nitida l`immagine. Lavare per qualche minuto. FISSARE – Nello stesso fissaggio delle lastre per circa 10 minuti, poi lavare per almeno ½ ora. Asciugare fra due fogli di carta assorbente. N.B.). Lavarsi continuamente le mani, perché gli acidi corrodono la pelle».
Abbiamo riportato inoltre alcune foto, fatte in epoche diverse, nelle quali si vede il Reichert posto in tre diversi laboratori.
La foto, nella quale si vede l’operatore in pantaloni chiari, si trova anche nel libro Il Montani di Fermo tutela di un patrimonio, a cura di G. Calcinaro, G. Rogante, E. Serena, Italia Nostra, 2000, e mostra il Laboratorio Prove e Collaudo Materiali del 1920 circa (Archivio G. Ciarrocchi).
Bibliografia per le notizie storiche: Settimio Virgili, Il Montani – Storia dell`Istituto Tecnico Industriale di Fermo, 2005.
Ringrazio il P.I. Angelo Sgammini per le ricerche; nel Laboratorio di Meccanica vi sono conservate numerose foto su vetrini ottenute con il microscopio.
Per ulteriori informazioni si possono consultare le altre schede  scrivendo “Reichert” su Cerca.
Lo strumento è esposto al Museo MITI, su proposta di Fabio Panfili.
Le prime quattro foto sono di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
Per ingrandire le immagini cliccare su di esse col tasto destro del mouse e scegliere tra le opzioni.