Weston Standard Element N° 2113 (Museo MITI)

       Weston Standard Element N° 2113.                     
La pila reca la scritta: «Weston Standard Element N° 2113 Weston Instruments C° Berlin D.R.P.  D.R.G.M.».
Una pila campione deve fornire una f.e.m. costante nel tempo e poco sensibile alla temperatura di esercizio. Inoltre la variazione della f.e.m. in funzione della temperatura deve essere nota con precisione.
Nell’inventario D del 1937 al N° 93 si legge: «Elemento weston N° 2113 e =1.018 V. ₤ 300. Prima destinazione (Laboratorio Misure Elettriche)».
Gli acronimi significano: “D.R.P. – Deutsches Reich Patent; D.R.G.M. – Deutsches Reich Gebrauchs Marke”.
 Una pila campione deve fornire una f.e.m. costante nel tempo e poco sensibile alla temperatura di esercizio. Inoltre la variazione della f.e.m. in funzione della temperatura deve essere nota con precisione.
La pila, durante il suo uso, deve essere attraversata da correnti piccolissime (pochi µA) e per tempi molto brevi. L`impiego era quindi riservato ai metodi di misura per riduzione a zero, nei quali si procede per tentativi di affinamento e all`atto della misura, la corrente erogata dalla pila è nulla.
La pila Weston deve il suo nome al chimico inglese che la inventò nel 1893.
È costituita da un vaso di vetro in forma di H, forma pare suggerita originariamente da Lord Rayleigh.
L`elettrodo positivo è costituito da mercurio, quello negativo è un amalgama di cadmio al 12 %, il mercurio è coperto da uno strato di solfato di mercurio e sopra a questo, come sopra all`amalgama di cadmio, è disposto uno strato di solfato di cadmio in cristalli.
Le prese di contatto sono costituite da due fili di platino, saldati a due fili di rame facenti capo ai due morsetti. La tensione a circuito aperto, alla temperatura di 20 °C, è di 1,01865 V.
A fine ottocento la pila Weston era il campione internazionale di tensione col valore convenzionale di f.e.m. di 1,01830 V.
Gli svantaggi nel suo uso sono: utilizzo del mercurio che è tossico, necessaria calibrazione periodica della pila insatura con una cella che utilizza l
a versione satura.Si fa notare la somiglianza di questo esemplare con quello in figura 60 732 di pag. 845 del catalogo Max Khol A.G. Chemnitz (Germany), Physical Apparatus Vols. II and III, [1909-1911?]. Rinvenibile al’indirizzo:
https://www.sil.si.edu/DigitalCollections/trade-literature/scientific-instruments/pdf/sil14-51634.pdf
E ancora con quello in figura 729 del Bernard Siemens Handbuch der Elektrotechnik, Band 1, Verlag: C. A. Weller, Berlin. 1912. Di cui riportiamo anche la figura 728.   Bibiografia essenziale:
1) L. Olivieri – E. Ravelli, Elettrotecnica – Misure elettriche, Vol. III, CEDAM, Padova 1962, da cui è tratta la figura 1-131 di pag. 19.
2) Cambridge Scientific Instruments Co. Ltd. Cambridge England 1905.
La pila campione è esposta al Museo MITI su proposta di Fabio Panfili.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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