Radiotron Electron Tubes Orthicon Image 6474/1854 RCA 2ª parte



Due Radiotron Electron Tubes Orthicon Image 6474/1854, matr. N° S/2794 e N° S/2795. Seconda parte.
Negli inventari non vi è traccia di questi due esemplari.
A complemento di quanto descritto nella prima parte, riportiamo quattro figure tratte dalle caratteristiche che si trovano sulla  scheda RCA 6474/1854 del 1954 e che comprendono
12 pagine.
La prima illustra la sensibilità spettrale del tubo confrontata con quella dell`occhio umano.La seconda riporta le dimensioni dell`orthicon.
La terza il circuito divisore di tensione per mostrare la complessità progettuale e costruttiva del tubo.
La quarta le connessioni allo zoccolo.
L`orthicon ad immagine combina la moltiplicazione dell`immagine con la moltiplicazione del segnale.
È il più sensibile tubo da ripresa impiegato nelle trasmissioni televisive dagli anni Quaranta fino agli anni Settanta del Novecento: è cento volte più sensibile dell`iconoscopio di Zworykin.
Inizialmente fu usato solo per le scene in condizioni di luce sfavorevole, poi fu usato per tutte le trasmissioni, anche all`aperto. Unica eccezione era la trasmissione di pellicole, ancora affidata all`iconoscopio.
Dunque questo tubo combinava la moltiplicazione dell`immagine, il mosaico a due facce, il precedente orthicon e la moltiplicazione del segnale.
Ripetiamo qui le caratteristiche costruttive già illustrate nella prima parte per darne una migliore comprensione. Il fotocatodo è formato da uno strato semitrasparente fotosensibile, posto sulla parete interna del tubo (vedi le foto e le figure nella prima parte) .
Il fotocatodo proietta un`immagine luminosa attraverso la finestra ed emette elettroni in direzione del mosaico.
Gli elettroni vengono focalizzati dalla lunga bobina magnetica e formano sul mosaico un`immagine elettronica, mentre gli elettroni secondari vengono soppressi da una griglia schermo formata da una finissima reticella posta vicinissima al mosaico ad un potenziale positivo di appena un volt.
Dopo l`assorbimento degli elettroni secondari, i granuli del mosaico responsabili dell`emissione diventano positivi ma senza raggiungere una tensione positiva critica rispetto allo schermo (questo era il difetto principale del primo orthicon).
Il mosaico è formato da un sottilissimo vetro ad alta conduttività (si prega di confrontare questa particolarità col mosaico dell`iconoscopio descritto nella terza parte).
Su un anello metallico che porta la reticella finissima dello schermo viene saldata una piastrina di vetro del diametro di circa 3,5 cm: la distanza tra il mosaico e lo schermo è di circa 0,04 mm. Lo schermo con 150 – 300 maglie al cm quadro, è ottenuto per depositi elettrolitici. La trasparenza è dell`ordine del 50 – 75 %.
Gli elettroni secondari emessi dal mosaico rendono positiva al faccia anteriore del mosaico mentre la faccia posteriore assume lo stesso potenziale della anteriore.
Il raggio di elettroni esploratore, durante la scansione, conferisce alle minuscole aree della faccia posteriore lo stesso potenziale del catodo (potenziale zero); le aree anteriori seguono il potenziale delle posteriori, quando queste si trovano sotto l`esplorazione.
Si ricorda di nuovo che nell`orthicon ad immagine la focalizzazione e la deflessione avvengono magneticamente. Il raggio di elettroni all`uscita del cannone è accelerato da 220 volt e poi viene rallentato a circa zero volt in vicinanza del mosaico; questa è la caratteristica principale dell`orthicon ad immagine.
Gli elettroni che ritornano dal mosaico entrano in un moltiplicatore a 5 stadi.
Il primo dinodo è un disco forato collocato sul fondo del cannone; gli altri dinodi sono dischi con piccoli forellini disposti radialmente lungo anelli concentrici. Il potenziale del primo dinodo rispetto al mosaico è di 300 V e il potenziale del secondo dinodo rispetto al primo è ancora di 300 V.
Una griglia a maglie larghe si trova tra il secondo e il terzo dinodo, allo stesso potenziale di questo, impedendo al dinodo due di contrastare l`emissione del tre.
E così via per gli altri stadi con un guadagno di moltiplicazione di circa 500 che consente un ottimo rapporto segnale-disturbo.
Bibliografia. Una descrizione dettagliata dell`Iconoscopio e dell`Orthicon si trova in V. K. Zworykin, G. A. Morton, La Televisione, Trasmissione delle Immagini Monocrome ed a Colori, Sansoni, Firenze 1958.
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Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo a cura di Fabio Panfili.
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