Grande microscopio metallografico C. Reichert 1ª parte (Museo MITI)

Grande Microscopio Metallografico C. Reichert. Prima parte.
Nell`inventario D del 1919 a pag. 71 si legge al n° 1392/11: “Impianto metallografico completo ₤ 3420”; destinato al “Collaudo e prove materiali” del Laboratorio di Meccanica. Per avere maggiori dettagli si deve consultare l`inventario D del 1937 al n° 739. Dettagli la cui descrizione abbiamo riportato integralmente nella 4ª parte.
La base del microscopio reca la scritta: “C. REICHERT WIEN N° 54763”, mentre più in alto, sul braccio che regge il microscopio vero e proprio si legge “MIKROSKOPE GIOLITTI N° 9”.
Lo strumento per lo studio della struttura dei metalli è uno dei primi microscopi di questa serie giunto in Italia. Come evoluzione e complessità rappresentava a quei tempi un modello molto sofisticato.
Prodotto dalla ditta C. Reichert di Vienna e importato dalla Soc. An. Henry Coe & Clerici Genova – Milano, fu acquistato per il “Gabinetto di Meccanica” insieme ad altra apparecchiatura fotografica di cui rimangono alcuni elementi.
Delle ricerche sulle leghe metalliche condotte nel Gabinetto di Meccanica del Montani, si conserva ampia documentazione sperimentale e bibliografica.
Nella foto d`epoca in bianco nero infatti, questo esemplare è ben visibile nel Gabinetto di Meccanica.
Si nota inoltre in primo piano qualche accessorio che non ci è pervenuto.
Lunga e complessa è la storia della microscopia metallurgica.
Secondo alcuni autori, l`inizio vero e proprio della microscopia in luce riflessa si può collocare verso il 1890 quando l`insigne chimico-fisico e metallurgista H. L. Le Châtelier (1850 – 1936 ), ideò il banco metallografico che porta il suo nome.
Si tratta di un microscopio in cui il porta campioni è posto sopra l`obiettivo e che quindi può sostenere campioni molto grandi senza creare ingombri relativi alla distribuzione spaziale che si verificano per esempio con gli specchi tipo Lieberkühn.
L`innovazione fondamentale di Le Châtelier consiste nell`impiego di una sorgente d`illuminazione laterale i cui raggi vengono fatti viaggiare, mediante un opportuno deviatore posto dietro l`obiettivo, lungo l`asse del microscopio; essi attraversano l`obiettivo che quindi funziona come sistema condensatore.
Siamo quindi nel caso ideale di avere automaticamente un condensatore adatto alle diverse aperture adoperate.
Le Chatelier non introdusse sistemi di polarizzazione nel suo microscopio; è stato il mineralogista J. Königsberger che impiegò per primo luce polarizzata nello studio di minerali opachi, 1901 – 1910. La casa Reichert costruisce tuttora microscopi metallografici.
Per la descrizione dell’esemplare del Montani consultare la 3ª parte scrivendo “Reichert” su Cerca.
Lo strumento è esposto al Museo MITI  su proposta di Fabio Panfili.
Foto a colori di Claudio Profumieri e Contemporanea Progetti, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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