Voltamperometro Gossen, matr. N° 278502

              Voltamperometro Gossen, matr. N° 278502.
   Nell’inventario D del 1933 / 1937 al n° 517 si legge: “Voltometro Gossen con raddrizzatore ad ossido. 10 – 150 – 450 V. Quantità 1. ₤400. Prima destinazione: Lab. Radio”.
L’unica analogia della descrizione con questo esemplare è il raddrizzatore ad ossido; ma negli inventari non si trovano altri indizi.
Inoltre questo strumento è corredato di vari shunt e resistenze addizionali che riportano lo stesso numero di matricola ai quali abbiamo dedicato le relative schede.
La ditta costruttrice è P. Gossen & CO, Erlangen, Bayern.
 Il voltamperometro è di dimensioni molto ridotte, come i Mavometer che fanno parte della collezione del Montani, e presenta quattro morsetti.
Il quadrante mostra: in alto la lettera V e al centro la lettera A; tra queste due lettere vi sono due scale separate dallo specchietto per diminuire l’errore di parallasse.
Le scale mostrano una evidente disuniformità e sono diverse tra loro: a sinistra (vicino allo 0) le divisioni sono fitte per poi allargarsi via via che a si va verso il fondo scala; pare che siano state ottenute empiricamente per confronto con uno strumento campione.
In genere le scale degli strumenti a bobina mobile sono uniformi.
Entrambe le portate sono di 75 unità.
In basso a sinistra un simbolo indica che lo strumento è a bobina mobile immersa nel campo di un magnete permanente con raddrizzatore (perciò misura anche in C.A.); l’altro simbolo indica che il quadrante deve essere in posizione orizzontale durante la misura. In basso a destra ci sono il numero di matricola e il logo della ditta.
La bobina mobile è ben visibile dal quadrante.
Le portate dipendono dalle resistenze inserite in serie al circuito per l’uso come voltmetro e dagli shunt per l’uso come amperometro.
Nonostante le lunghe ricerche, non abbiamo trovato le caratteristiche di questo strumento, mentre è molto facile trovarle per il Mavometro e per gli accessori della Gossen. Ciò potrebbe significare che questo esemplare non fosse molto diffuso all’epoca.
Gli strumenti con raddrizzatori ad ossido sono influenzati dalle variazioni di temperatura e dalla forma d’onda della corrente e la loro precisione in genere non è inferiore al 4%; in compenso hanno un autoconsumo ridottissimo e sono molto robusti di fronte ad eventuali sovraccarichi.
  Per consultare le schede relative alle resistenze a corredo di questo strumento scrivere: “278502” su Cerca.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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