Un componente del banco di Ampère


Un componente del banco di Ampère.
Nell`inventario D del 1937 al n° 425 si legge: “Banco di Ampère con accessori. ₤ 100 – prima destinazione Gabinetto di Fisica”.
Nell`inventario D del 1956 al n° 804 si legge: “Tavolo di Ampère con accessori”.
Il banco di Ampère è infatti composto da alcuni dispositivi atti a mostrare le forze dovute all`interazione tra magneti e correnti o tra due o più correnti elettriche.
Dopo l`esperienza del 1820 sull`interazione tra corrente elettrica e ago magnetico di H. C. Oersted (1777-1851), A. M. Ampère (1775- 1836) ebbe l`idea che il magnetismo delle calamite fosse dovuto a microcorrenti circolanti all`interno delle molecole e che quindi le forze (dette magnetiche) erano dovute sempre alle interazioni tra correnti.
Il 18 settembre del 1820 egli riferì all`Accademia delle Scienze di Parigi che due fili paralleli percorsi da correnti esercitano tra loro delle forze.
Il costruttore del banco di Ampère era Pixii, che nel 1832 divenne famoso per un suo generatore elettrico in corrente continua, realizzato su suggerimento di Ampère.
Gli esperimenti di Ampère si rivolsero dunque alle osservazioni sulle forze agenti tra fili conduttori (foggiati: o dritti o come spire o come bobine) percorsi da correnti, e sulle forze tra questi fili e calamite.
Nel 1826 egli rielaborò la sue precedenti pubblicazioni e scrisse le: “Mémoire sur la théorie mathématique des phénomenès élecrodynamiques uniquement dé duite de l`expérience“.
Incidentalmente aveva osservato anche gli effetti dell`induzione elettromagnetica, ma li attribuì erroneamente a difetti della strumentazione.
Secondo alcuni storici della fisica il primo a sperimentare gli effetti della corrente elettrica su un ago magnetico fu G. D. Romagnosi fin dal 1802, ma i suoi esperimenti, pur se pubblicati, non furono tenuti nella giusta considerazione.
Questo esemplare, classificabile tra gli accessori, pare il più antico dei componenti del banco.

Esso serve per mostrare che la forza magnetica segue la regola della mano destra: consideriamo il vettore del campo B uscente dalle dita del palmo aperto (le dita ricordano le linee di campo) e il verso della corrente elettrica rappresentato dal pollice, allora il vettore della forza uscirà dal palmo della mano.
L`apparecchio è formato da una base di legno, da un sostegno che regge un filo robusto, da un pozzetto contenente un po` di mercurio e da due morsetti. Tutti di ottone.
Il filo è incernierato sul sostegno e può ruotare, il suo estremo inferiore pesca nel mercurio del pozzetto.
Per fare la dimostrazione si collegano i morsetti ad un alimentatore in corrente continua e si fa passare nel filo una corrente di molti ampere dall`alto verso il basso, subito si avvicina al filo il polo nord di una calamita rettilinea e, osservando la scena di fronte, si vede il filo spostarsi verso destra. Viceversa, il filo si sposta verso sinistra se si avvicina il polo sud. Per completare l`esperimento si inverte il verso della corrente e si osserva di nuovo il comportamento del filo.
Si ricorda che il campo B è per convenzione uscente dal polo nord e entrante nel polo sud di una calamita.
Per la prova è bene disporre di un alimentatore che sopporti l`erogazione di una forte corrente, dovuta al corto circuito, senza danneggiarsi.
Oggi comunque l`uso del mercurio è vietato nelle scuole e l`oggetto non è utilizzabile per dimostrazioni didattiche.     Bibliografia.
L. Pearce Williams, André-Marie Ampère, Le Scienze, Marzo 1989.
AA. VV., P.P.C. Progetto Fisica, Vol. B, Zanichelli, Bologna 1986.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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