Ricevitore a galena

     Ricevitore a galena.
Costruito al Montani, non rintracciabile negli inventari.
Il contatto tra una punta di metallo e un cristallo da luogo a una conduzione unidirezionale.
La galena (solfuro di piombo) si utilizzava come diodo rivelatore in un semplicissimo ricevitore costituito da un circuito risonante accordato sulla frequenza del trasmettitore.
Per l’ascolto si usa una cuffia.
Nelle foto si vedono bene l`induttanza fissa e la capacità variabile per la sintonia.
Il dispositivo contenente il diodo a galena è posto sulla destra nella foto ed è stato costruito dalla Ruma piccola ditta di Milano esistita dagli anni Venti agli anni Cinquanta del Novecento.
Nel cilindretto trasparente è ben visibile il cristallo su cui preme il filo detto “a baffo di gatto”.

Per regolarne il contatto c`è un pistoncino, come si vede nelle foto successive.
Manca l`antenna ricevente.
La debole tensione a radiofrequenza viene raddrizzata dal diodo e alimenta la cuffia che si comporta come il filtro resistenza – capacità di un normale rivelatore, in tal modo trasduce l`andamento dell`oscillazione modulata in onde sonore.
L`inconveniente più fastidioso di un simile apparecchio è il comportamento capriccioso del contatto che perde facilmente la sua sensibilità e necessita di frequenti interventi di aggiustamento.
L`apparecchio non richiede alimentazione e non ha amplificatore di segnale ma funziona con l`energia delle onde elettromagnetiche ricevute.
Quindi permette di ricevere solo segnali molto intensi o stazioni locali.

Lo schema elettrico è tratto da S. Malatesta, Elementi di Radiotecnica Generale, C. Cursi, Pisa, 1961, pag. 339.
Foto di Daniele Maiani e di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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