Motorino elettro-meccanico costruito nel 1966 dal IV Mecc. Sez. C.

Motorino elettro-meccanico costruito nel 1966 dal IV Mecc.
Nel maggio-giugno 2013 abbiamo rinvenuto, tra molti oggetti messi sapientemente da parte, un curioso motorino elettrico tanto semplice quanto ingegnoso.
È stato costruito dalla IV Meccanica nel 1966.
La scritta a matita, che è ben visibile in una foto, dice: “MECC (?) IV° G 1966”.
L’ing. Claudio Profumieri lo ha restaurato per renderlo di nuovo funzionante, rispettando al meglio i componenti originali, ed ha eseguito le necessarie prove per evitarne in seguito un uso inappropriato.
Alimentato a 9 V in corrente continua, per avviarsi ha bisogno di una spinta iniziale, poi lentamente aumenta il numero di giri fino a portarsi a regime.
Se si spinge l’alimentazione fino a 12 V il numero di giri a regime è maggiore, ma gli elettromagneti tendono a riscaldarsi.
Invertendo le polarità dell’alimentazione il motorino funziona nello stesso modo; anzi funziona anche in corrente alternata.
Le due bobine sono collegate in serie tramite l’interruttore (inserito curiosamente tra l`una e l`altra) comandato da una camma calettata con il disco-volano.
Nella fase in cui il circuito è chiuso e circola corrente i due elettromagneti attraggono l’asta che trascina in rotazione il volano con un sistema biella-manovella; poi la camma apre l’interruttore che interrompe la corrente e fa cessare l’attrazione; per inerzia il volano continua a ruotare fino a che la camma fa ristabilire il contatto all’interruttore provocando una nuova attrazione dell’asta verso il basso e così via di seguito.
Se si osserva il motorino dalla parte del sistema camma-biella-manovella si nota che esso gira solo in senso orario e questo è dovuto al fatto che la camma fa chiudere il contatto non appena la biella ha superato “il punto morto superiore” verso destra (vedi la prima foto).
Poi la camma fa aprire il contatto quando la biella ha raggiunto il punto più basso e l’asta è più vicina agli elettromagneti; infatti se l’attrazione proseguisse ulteriormente il motorino subirebbe una frenatura poiché l`asta non sarebbe libera di allontanarsi per l’inerzia del volano.
Si comprende dunque il motivo dell’avvio manuale: se l’interruttore risulta chiuso gli elettromagneti trattengono l’asta e il motorino è fermo; se invece l’interruttore è inizialmente aperto non accade nulla.
Far ruotare il disco provoca dunque l’avvio del ciclo; il punto cruciale per l’avvio coincide con la biella che ha appena superato la posizione in alto e il contatto viene chiuso dalla camma.
Curiosamente si trovano alcuni esempi di motori realizzati da scienziati italiani intorno al 1840 che somigliano a questo esemplare.
Questi tipi di motori elettromagnetici convertivano l`energia elettrica in energia meccanica imitando il movimento alternativo delle macchine a vapore; la pressione del vapore era sostituita dall’attrazione di un elettromagnete.
Mentre questo esemplare sembra ispirarsi al motore a scoppio.
Chi legge queste note può visitare il sito http://catalogo.museogalileo.it/multimedia/MotoreElettricoBis.html
per sincerarsene.
Ci risulterebbe particolarmente gradito se qualche ex allievo ci fornisse notizie in merito a questo motorino scrivendo a fabio.panfili@live.it o inviando una email all’ITT G. e M. Montani.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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