Temistocle Calzecchi Onesti, il coherer e un convegno del 1985

di FABIO PANFILI

Un giorno il collega e amico Prof. Mario Guidone, scomparso nel 2005, mi disse che quando si  commemorano le persone che ci hanno lasciato, dopo tre righe di appunti si inizia a parlare di se stessi.
E dunque in questo riassunto, mi permetto di  raccontare gli avvenimenti in prima persona.
Conobbi M. Guidone, fisico teorico di vastissima e profonda cultura,  nell’ottobre del 1983, quando fui nominato per l’insegnamento di fisica al “Montani”, ma avevo già letto alcuni suoi brevi lavori.
Verso la fine del 1984 mi propose di fare una ricerca su un tubetto a limature metalliche adatto a rivelare onde elettromagnetiche, avvertendomi subito che non era un risonatore e, come era solito fare, non aggiunse altro.
Scoprii dopo che egli aveva già fatto passi decisivi per organizzare il convegno: “Temistocle Calzecchi Onesti e il coherer nella conquista della telegrafia senza fili” e che aveva fatto le sue ampie ricerche nel merito.
Mi stava mettendo alla prova.
A quel tempo non c’era internet e l’unico modo per trovare subito informazioni era immergersi nella fornita Biblioteca del “Montani”, dove sono ben disposti libri dal 1860 ai giorni nostri. Spulciando tra le decine e decine di volumi di elettrotecnica, fisica e radiotecnica trovai molto materiale rispondente alla bisogna e lessi per la prima volta che uno degli inventori del coherer era Temistocle Calzecchi Onesti  [ T. C. O.], ma era ben poco rispetto al lavoro che ci attendeva.
 Temistocle Calzecchi Onesti, nato a  Lapedona il 15 dic.1853, visse in giovinezza a Monte Rubbiano  dove morì il 23 nov. 1922. Frequentò il Regio Liceo di Fermo e conseguì la laurea in Scienze Fisiche e Matematiche a Pisa. Insegnò poi nei licei dell’Aquila, Fermo, Milano e Roma.
  Egli non fu il primo a scoprire le proprietà elettriche delle polveri racchiuse in un tubetto, ma certamente eseguì, nel Gabinetto di Fisica del Liceo di Fermo, numerosi esperimenti sistematici tra gli anni 1884 – 1886 che furono pubblicati nel Nuovo Cimento, come si dirà più sotto.
La figura è a pag. 8 di G. Dragoni, M. Lodi, E. G. Garofalo, L’opera di Marconi. Fu vera gloria?”; dal  Giornale di Fisica, della Società Italiana di Fisica, Volume 52, gennaio-marzo 2011.
Il convegno si tenne nella grande e suggestiva Sala dei Ritratti del palazzo dei Priori, il 16 Marzo del 1985 (ci fu una variazione rispetto al depliant).
 Cito nell’ordine  gli interventi .
Prof.ssa Rosa Calzecchi  Onesti: “Il mio nonno nei miei ricordi infantili e nelle mie ricostruzioni posteriori”. Prof.ssa Silvana Salemme: “Scienze e scienziati marchigiani all’epoca di T. C. O.”.
Prof. Roberto Rossi “Il ricordo di T. C. O. negli scritti marchigiani dal 1923 ad oggi”.
Prof. Claudio Marcotulli e Prof. Fabio Panfili: “Esperimento nel laboratorio di storia della scienza e della tecnica; il coherer nelle prime trasmissioni radio di  G. Marconi”.
Prof. Guerino D’Addio:  “Le esperienze di T. C. O. nel Gabinetto di Fisica del Regio Liceo di Fermo”.
Prof. Alberto Cintio e Prof. Patrizio Verdecchia: “L’osservatorio meteorologico istituito da T. C. O.”.  Seguirono quattro interventi dei Docenti dell’Università di Bologna.
Prof. Gianfranco Sinigaglia:  “Modello di  coherer e dimostrazione sperimentale”.
Prof. Giorgio Tabarroni: “L’opera di  Vincenzo Rosa tra T. C. O. e Marconi”.
Prof. Giorgio Dragoni: “L’opera di Righi tra T.C.O. e Marconi”.
Prof. Silvio Bergia:  “Aspetti del rapporto tra Scienza e Tecnica”.
Seguirono infine il Prof. Vittoriano Valentini: “Attualità di alcune proposte didattiche di T. C. O.”
e il Prof. Mario Guidone: “Sulle questioni di Priorità”.
La tavola rotonda conclusiva: “Necessità della storia della scienza per l’unità del sapere” era presieduta dal Prof. S. Bergia.
Solo leggendo gli argomenti si nota che le sfaccettature del tema  erano molteplici e intriganti.
Era il mio primo convegno e restai meravigliato della complessità dell’organizzazione, nella quale spiccò per competenza il Prof. Ettore Fedeli che curò anche la mostra dei documenti rinvenuti.
Ma soprattutto imparai che è molto difficile rimettere in funzione apparecchiature che hanno tra i sessanta e i cento anni. Inoltre ero tanto assorbito dal compito di illustrare in pubblico il nostro esperimento marconiano da non badare molto agli interventi che lo precederono
(1) ; anche Marcotulli era preoccupato perché doveva condurre materialmente, insieme a  Federico Balilli, la ricetrasmissione e qualcosa all’ultimo momento non funzionava.
Poi la dimostrazione riuscì bene: il ricevitore Morse ticchettò regolarmente a una distanza di una trentina di metri dal trasmettitore. Poca cosa se confrontata con i risultati di Marconi; ma egli usava oggetti nuovi e si deve pur riconoscergli la maestria nell’ottimizzazione dei componenti e i lunghi tempi di prove su  prove.
Ricordo il commento di S. Bergia: “ Bel colpo!”.
Poi Marcotulli chiese il buio in sala e fece scoccare le lunghe scintille tra i terminali  del rocchetto di Ruhmkorff: fu un momento pieno di suggestione.
Il gruppo del “Montani” cui appartenevo era composto dai fisici:  M. Guidone, C. Marcotulli, F. Panfili, Giancarlo Traini e dal formidabile tecnico F. Balilli.
Dovevamo ricostruire l’apparato ad onde corte a fascio realizzato da Marconi nel  1899 e illustrato  in una conferenza su: “La radiotelegrafia” nel 1922.
Furono rinvenuti non senza fatica: un grosso rocchetto di  Ruhmkorff di fine Ottocento che produceva scintille di almeno 20 cm; un ricevitore telegrafico Morse del 1898 da poco restaurato dal tecnico Leone Bolognini; un tasto telegrafico Morse, un campanello elettromagnetico in C. C. e un relais, tutti dell’epoca .
Il Liceo Classico A. Caro ci mise a disposizione le sue  pur antiche antenne cilindriche a sezione parabolica: l’antenna trasmittente aveva già montato nel suo fuoco l’oscillatore a tre scintille di Righi; mentre nel fuoco dell’antenna ricevente mancava il coherer e non c’era il foro per la decoherizzazione mediante il braccetto di un campanello (tapper).
Pare certo che il tapper fu introdotto da A. S. Popov nel suo dispositivo registratore di scariche elettriche atmosferiche risalente al 1897.


Balilli, con la supervisione di Guidone, presenti io e Marcotulli,  si mise subito all’opera. Trovò un tubicino di vetro di circa  4 cm di lunghezza e di 4 mm di diametro, poi realizzò al tornio due cilindretti in ottone da inserire nel tubicino in modo che al centro restasse uno spazio di  circa 4 mm. Ogni cilindretto era sagomato in modo tale da proseguire verso l’esterno con una sezione molto minore (come un reoforo) affinché vi si potesse saldare un filo di rame per lato. Seguendo la “ricetta” di Marconi, Balilli limò una moneta da 100 lire,  pesando la limatura con una bilancia di alta precisione, mentre Marcotulli limava uno spigolo di un ciondolo d’argento la cui polvere doveva costituire il 4% dell’intera massa di 10 mg.
La limatura così ottenuta andava messa tra i due cilindretti, non troppo pigiata e neppure troppo lasca.
Si procedette per tentativi fino ad ottenere una buona risposta del coherer.
Nel lungo corridoio del Biennio, nonostante le numerose prove alle quali dedicammo interi pomeriggi,  non riuscimmo a trasmettere oltre i 20 ÷ 25 metri.
Io osservavo e andavo scrivendo la bozza  per il mio intervento, che poi fu elaborata da Guidone per la pubblicazione degli atti.
In seguito Balilli fabbricò molti altri coherer, usando soltanto la limatura delle monete da 50 lire, che funzionavano con la stessa efficienza e imprevedibilità.
Le foto dell’antenna con l’oscillatore di A. Righi e dell’antenna con il coherer (costruito da F. Balilli) sono state scattate dalla Prof.ssa Emanuela Giuliani nella Biblioteca del Liceo A. Caro di Fermo.
Il Prof. Guido Pegna dell’Università di Cagliari aspetta nel  suo sito web che qualcuno gli dia una spiegazione esauriente: «Il fenomeno  del coherer è ancora misterioso. I fatti. 1) Una tensione continua di 3 V, applicata al coherer, non lo manda in conduzione. 2) Un molto più debole segnale costituito da un’onda sinusoidale smorzata lo manda in conduzione. 3) la frequenza dell’onda smorzata non ha importanza: da pochi kHz fino ai GHz. 4) Ed è più strano: il coherer diventa conduttore a seguito di una scintilla anche se non è alimentato ( pile staccate)».
Ciò che si osserva è che se il coherer viene inserito in un semplice circuito alimentato da una pila  fa passare una debolissima corrente dal comportamento capriccioso, ma se  nei pressi scocca una scintilla e le onde elettromagnetiche [o. e. m.] investono la limatura, la sua resistenza che era dell’ordine di 100 MΩ  scende ad un centinaio di Ω ed anche molto meno. Per interrompere la conduzione basta esercitare una lieve scossa meccanica sul tubetto.
T. C. O. ruotava mediante una maniglia il suo coherer: un cilindro lungo ben 35 cm, con diametro interno di 2 cm (quello nella prima figura e nella mano sinistra di F. Balilli è di proprietà degli eredi che gentilmente lo recarono in mostra al convegno), descritto nella  sua prima nota pubblicata nel “Nuovo Cimento” nel 1884; alla quale seguirono due note pubblicate in due numeri della stessa rivista nel 1885 e nel 1886.
T. C. O.  ha il merito di aver eseguito a lungo e con metodo prove e controprove, cambiando sia i metalli sia le loro dimensioni, passandole al setaccio,  e mutando altre condizioni, ogni volta ribadendo la sua meraviglia  nell’osservare il passaggio repentino alla conduzione (e l’aumentare della corrente se le interruzioni fatte erano più frequenti) chiudendo il circuito per più volte in successione.
Nel 1888 H. Hertz scoprì le onde elettromagnetiche e in seguito si scoprì che il coherer era un sensibilissimo rivelatore di quelle onde. E nel 1884-’86 Calzecchi Onesti non poteva immaginare che le scintille elettriche, da lui provocate durante le sue prove, generassero tali onde!
Nella terza nota T. C. O. propose di usare il suo dispositivo come avvisatore microsismico.
 Il Prof. E. E. D. Branly, forse senza conoscere i lavori di T. C. O., sperimentò la conducibilità delle polveri metalliche accorgendosi nel 1890 dell’influenza delle o. e. m. ma era incerto sulle cause preponderanti tra la luce visibile della scintilla e le o. e.m. della scarica. La questione fu decisa in Inghilterra, dopo un vivace dibattito, dai professori O. Minchin e  O. Lodge.
Infatti in seguito il Prof. Sir Oliver Lodge ebbe maggior consapevolezza  di questo processo, egli dal 1888 al 1894, dopo aver osservato al microscopio delle scintille tra le polveri [una sorta di microscopici archi elettrici], avanzò l’ipotesi che, quando le o. e. m. investono la limatura, si creano tra i granuli delle microfusioni  e avviene la conduzione; la scossa meccanica rompe le microfusioni.
Da qui derivò il termine “coherer” o in italiano “coesore”.
Questa teoria fu accreditata per decenni, pur se non esente da critiche fondate.
Lodge comunque divulgò le esperienze di Branly.
In un lavoro del 1969 i Proff. G. Senigaglia e  G. Tomassetti di Bologna hanno sottoposto ad alcune prove un coherer, forse costruito da  B. Dessau collaboratore di A. Righi, alimentandolo con una tensione continua sovrapposta ad una alternata entrambe regolabili (per riprodurre le condizioni di lavoro marconiane), giungendo all’ipotesi di tre fasi successive e ben distinte del passaggio dalla non conduzione alla conduzione. In una prima fase la conduzione avverrebbe  solo per la componente alternata per via capacitiva. La seconda fase vede la formazione di micro giunzioni dirette e inverse del tutto casuali; aumentando la tensione le micro giunzioni inverse vengono distrutte e si passa alla terza fase nella quale le giunzioni presenti sono solo dirette. I risultati sperimentali non sono però riproducibili perché dopo ogni prova il coherer ha uno stato completamente diverso. Ogni transizione di fase poi è improvvisa e catastrofica, pertanto le analisi dovrebbero avere un carattere statistico.
Una tale interpretazione si trova in sintesi nel libro di V. J. Phillips, Early radio wave detectors,  Peter  Peregrinus LTD.,  Stevenage U. K. and New York, 1980.  Chapter 3 Coherers, pp. 18: «The coherer was perhaps the most important of all the early radio-wave detectors, and it was used in many different forms. It made use a phenomenon which occurs in a poor electrical contact, the sort of contact which the engineer of today would call a “dry joint”. Such an imperfect contact between two conductors normally exhibits a very high electrical resistance due, in large part, to the film of oxide which exists between two metals. When an alternating or direct voltage is applied between the conductors this resistance decreases quite markedly. A voltage of a few tenths of a volt is often quite sufficient to produce the effect. … during the period when coherers were being used there was considerable discussion and disagreement as to how exactly this resistance change came about. In fact, the phenomenon was never satisfactorily explained at that time because other, better, devices superseded them and interest was lost before the matter was resolved.  ….».Nella foto si vede un coherer di Marconi, il quale riuscì  a renderlo molto sensibile e stabile nel funzionamento usando polveri di nichel e facendo anche un buon vuoto al suo interno, e ovviamente lo brevettò.
Un coherer  dello stesso tipo è nella mano destra di F. Balilli nella foto.
Per avere un’idea della personalità del Calzecchi Onesti bisognerebbe leggere i suoi scritti sull’insegnamento e il suo “Dizionario metodico illustrato”, conoscere il suo amore per la poesia che lo portò a pubblicare nel 1906: “Scienza e Poesia”, una sua conferenza su  Remigio Del Grosso e Antonio Stoppani. Egli era insegnante, usando un termine desueto, per vocazione; e nei suoi scritti sulla didattica si coglie, oltre all’importanza data alla matematica,  un umanesimo di pretta ispirazione religiosa. Le ricerche sulle limature furono abbandonate all’improvviso per intraprendere la rieducazione di due bimbe sordomute. Le competenze nel campo dell’acustica ispirarono i metodici esercizi a cui sottopose le due bambine e i risultati positivi furono riconosciuti perfino dalla Landes-Taubstummenschule di Vienna. Ebbe inoltre compiti amministrativi, per incarico dei comuni di Fermo e di Monterubbiano.  In lui si ritrovano insomma quei caratteri della cultura ottocentesca in cui la razionalità della scienza era unita all’impegno civile e sociale, caratteri che ritroviamo ad esempio in un illustre francese che diede l’impronta al “Montani” Hippolyte Langlois.
 Calzecchi, come altri intellettuali e scienziati a lui contemporanei, fu ricercatore e, insieme, maestro ed educatore.
Nel febbraio 2001 sui “Quaderni del Consiglio Regionale delle Marche” Anno V, N° 30, furono pubblicati gli atti di un convegno sugli scienziati marchigiani; tra questi vi è  un articolo del Prof. C. Marcotulli riguardante una indagine in laboratorio, svolta con due allievi del “Montani”, dal titolo: “Temistocle Calzecchi Onesti”. Articolo apparso anche sulla rivista “Il Montani”.
Claudio Marcotulli si è mostrato ben lieto che io riportassi questo riassunto del suo articolo, comprese le figure.
   Per evitare interferenze che potevano  disturbare gli esperimenti, questi si svolsero in una grande gabbia di Faraday. Oggetto delle prove era uno dei coherer fabbricati da F. Balilli; il circuito molto semplice prevede  un generatore variabile in C.C.,  un transistor nel cui circuito di base è inserito il coherer, il transistor comanda l’accensione di una lampadina da torcia elettrica (Vedi Fig. 1 ).
Lampadina che normalmente è spenta poiché il coherer offre una resistenza elevatissima; però basta provocare nelle vicinanze una  scintilla con un accendino piezoelettrico per provocare la conduzione con accensione della lampadina. Conduzione interrotta da un piccolo colpo sul tubicino. Un secondo circuito col classico metodo volt-amperometrico (Vedi Fig. 2) serviva per rilevarne le caratteristiche; il generatore in C. C. era limitato in corrente.

 Le conclusioni tratte dai due esperimenti in estrema sintesi sono le seguenti: 1) per tensioni dell’ordine di 20 ÷ 30 V la corrente è dell’ordine di pochi microampere, la resistenza del coherer risulta elevata e costante; 2) per tensioni diverse per ogni prova ma dell’ordine di 50 ÷  60 V il coherer entra spontaneamente in conduzione, la corrente inizia a crescere ma è impossibile misurane sia l’andamento sia i valori, la resistenza si assesta su pochi ohm e si mantiene costante se non si varia la tensione. 3) ripetendo più volte tutto il procedimento i valori sono quantitativamente diversi ma qualitativamente identici; 4) con l’ausilio di un oscilloscopio si sono misurati i tempi del cambiamento di stato dalla non conduzione alla conduzione e si sono trovati valori di pochi microsecondi. Seguono altre osservazioni lunghe e ben motivate, come l’influenza delle condizioni ambientali e in particolare il tasso di umidità sul suo comportamento.  Vedi figure 3, 4, 5 e 6.
In particolare è importante citare che, quando il coherer era sollecitato con ripetute scintille dell’accendino si osservava un certo “accumulo” degli effetti delle scariche nel senso che esso aumenta un po’ di più la conducibilità fino a che non si ha il processo di “coherizzazione”. Inoltre la conduzione è bidirezionale, pertanto l’interpretazione della creazione di dry joint  deve intendersi in entrambi i sensi di conduzione. La estrema non ripetibilità delle condizioni iniziali e dei risultati non favorisce la scelta né verso il modello di Lodge, né verso il modello di Sinigaglia –Tomassetti. E neppure si può fare un ulteriore proposta. Infine, l’uso di un oscilloscopio a memoria  ha mostrato una strana somiglianza al triac, sia per la tensione di innesco della conduzione sia perché nel triac l’innesco può avvenire per un impulso di corrente sull’elettrodo di  controllo, mentre nel coherer  può avvenire per un treno di o. e. m. L’autore infine fa notare che mentre nel triac basta annullare la tensione di alimentazione o ridurre la corrente al di sotto di un valore caratteristico, nel coherer occorre un urto meccanico che scompigli le polveri. Inoltre in conduzione il triac si comporta come un diodo, mentre il coherer come una resistenza (estremamente “capricciosa” aggiungo io). Vedi figure 7 e 8.
Veniamo alle spinose questioni di priorità che derivano sia da rivendicazioni personali sia da sciovinismo, iniziando con  l’esempio di Galvani, per alcuni versi sorprendente e significativo.
G. Dragoni, M. Lodi e G. Garofalo in L’opera di Marconi. “Fu vera gloria?”, citato sopra,  raccontano che Marconi aveva letto attentamente sia la biografia e gli esperimenti di B. Franklin, sia l’individuazione delle scariche elettriche atmosferiche da parte di Galvani. Quest’ultimo in particolare potrebbe essere considerato il primo inventore di una radio ricevente; infatti usava parti di rane preparate in modo tale da evidenziarne i nervi e i muscoli, e nel 1781 i suoi collaboratori scoprirono che se nelle vicinanze della rana, così preparata, veniva usata una macchina elettrostatica con produzione di scintille, e poi si toccavano i nervi della rana, i muscoli si contraevano. Successivamente Galvani scoprì  (come insegnato da Franklin) che gli effetti erano più forti se si disponeva di una “terra” e di una “ antenna”.
Tornando ora al nostro T. C. O. è ormai facile trovare nella letteratura internazionale i molti nomi dei suoi precursori e di coloro che pur seguendolo cronologicamente  rivendicarono la priorità dell’invenzione.
Primo a scoprire le proprietà delle polveri metalliche fu  P. S. Munk af Rosenschöld dell’Università di Lund nel 1835; in particolare una scintilla elettrica emessa da una bottiglia di Leyda vicino alla fialetta, contenente la limatura metallica, ne mutava “istantaneamente” la conducibilità ; seguì nel 1852 S. A. Varley, che  applicò polveri dapprima metalliche poi di carbone ad un dispositivo  per la protezione delle linee del telegrafo dai fulmini. Nel 1884 appare sulla scena il nostro T. C. O. con due articoli apparsi con lo stesso titolo sul “Nuovo Cimento” “Sulla conduttività elettrica delle limature metalliche” nel 1884 e nel 1885;  a cui segue una terza memoria dal titolo:  “Di una nuova forma che può darsi all’avvisatore microsismico” nel 1886.
Segue  E. E. D. Branly, professore di fisica a Parigi, che nel 1891 col suo “radio conduttore” riscoprì l’effetto delle scintille, già citato da Munk. Per non trascurare le lunghe vicissitudini del Prof. E. D. Hughes che scoprì nel 1872 le proprietà di  detector di una fiala di vetro con limatura di zinco e argento,  che poi sostituì col suo microfono a carbone, ben prima di H. Hertz, ma la sua dimostrazione sperimentale non fu capita dagli “esperti” della Royal Society, abbiamo dunque i detector “microfonici”. Quindi entra in scena J. C. Bose con la teoria dei “ricevitori molecolari”.
Appare in un’altra nazione il “fritter” e finalmente (almeno nel nostro riassunto molto succinto) il coherer di Oliver Lodge, il quale ha  ben chiaro il concetto che le o. e. m. influenzano la conducibilità delle polveri metalliche ed ha la cortesia di attribuire al Branly la priorità, pur dandone per primo una spiegazione per l’epoca accettabile.
A questi pionieri, seguirono moltissimi inventori-costruttori e si arrivò a realizzare dei coherer autodecoherizzanti.
Poi Marconi inventò il detector magnetico, ma  apparvero nel 1904 il diodo di Fleming e nel 1906 il triodo di De Forest e gli apparati cambiarono radicalmente.
 Mi piace inoltre citare un breve brano che contribuisce ad appianare, pur ricorrendo ad una falsa cronologia, le questioni. Brano che appare in H. G. J. Aitken, “Syntony And Spark The Origins of Radio”,  Princeton University Press 1985. pag. 285:  «The coherer principle was, however, discovered almost simultaneously by Professor Calzecchi Onesti of Fermo, Italy, and it may be that Marconi’s knowledge of the device came from that source rather than from Branly».
Per essere precisi T. C. O. pubblicò il suo primo articolo sul Nuovo Cimento nel 1884, mentre Branly nel 1891. Marconi, pur essendo a conoscenza delle esperienze di T. C. O. fin dal 1902-1903 e forse da molto prima per merito di Vincenzo Rosa, nel suo discorso per il Nobel, citò Branly ma non T. C. O. e questo dice pur qualcosa del suo modo di fare.
Nel libro citato sopra, V. J. Phillips, da pag. 57 a pag. 60 riporta le interpretazioni del fenomeno di coherizzazione, ma credo a questo punto di aver esaurientemente illustrato, con lo scritto del Prof. Guido Pegna, che esso ancor oggi resta inspiegabile.
 Gli schemi del trasmettitore e del ricevitore marconiani (le scritte in verde sono mie) sono tratti da:  G. Marconi, La radiotelegrafia, (conferenza tenuta il 20 giugno 1922 a New York), apparso su il Giornale di Fisica, Vol. 15, S. I. F., Bologna 1974. Una figura mostra un tipo di tapper con avvisatore acustico (campanello): non appena il coherer conduce il campanello inizia a suonare ma nel contempo il braccetto percuote il coherer che diventa non conduttore e il suono cessa; essa è tratta da U. Guerra, Elementi di telegrafia senza filo, Sonzogno, Milano. La figura 999 è a pag. 1026 del Elementary Treatise on Physics Experimental and Applied transalted from Ganot’s Éléments De Physique by E. Atkinsons, W. Wood & Co. New York 1910.
Le foto riportate qui sopra ritraggono i vari componenti sia del coherer, sia dell’oscillatore di Righi che in seguito saranno montati nei nuovi  riflettori cilindrici a sezione parabolica costruiti magistralmente da Federico Balilli con la supervisione di Mario Guidone.

Le apparecchiature, realizzate negli anni seguenti da Balilli ed usate in svariate dimostrazioni, sono oggi esposte nel corridoio non appena varcato l’ingresso del Triennio del “Montani”.

Nota 1: G. Sinigaglia, accortosi del mio stato, mi disse: “Non essere preoccupato: chi conosce l’argomento ha piacere di risentirlo e tende ad essere indulgente per eventuali tue inesattezze; chi non lo conosce cerca solo di capire…”. Da quel giorno ho fatto tesoro del consiglio nei miei interventi a carattere divulgativo rivolti ad un pubblico eterogeneo.

Bibliografia minima.
Oltre ai volumi e articoli citati nel testo,  per un approfondimento della biografia di T. C. O. consiglio:
A cura di E. Fedeli e M. Guidone, La conquista della telegrafia senza fili, Temistocle Calzecchi Onesti e il Coherer,  Nuova Alfa Editoriale, Bologna, 1987.
Inoltre un diverso approccio biografico si trova in M. Rotunno, Temistocle Calzecchi Tra Scienza e Poesia, A. Livi, Fermo 2014.
Per una vasta documentazione dell’epoca: A. Righi e B. Dessau, La telegrafia senza filo, N. Zanichelli, Bologna  1903.
O. Murani, Trattato elementare di fisica, Vol. II ottica ed elettricità, U. Hoepli, Milano 1931.
Per chi fosse interessato a leggere una biografia di T.C.O. in rete c’è una vasta scelta, per quanto nessuna delle letture offerte rende merito alla sua complessa personalità.
Lavori  un po’ ripetitivi si trovano facilmente in internet; ne cito alcuni:
http://www.sisfa.org/wp-content/uploads/2013/03/xviGuidone.pdf

http://www.fgm.it/marconi/personaggi/temistocle-calzecchi-onesti.html

http://www.scienzainrete.it/italia150/temistocle-calzecchi-onesti

https://www.museomarconi.it/apparati_museo/coherer/

Per ingrandire le immagini cliccare su di esse col tasto destro del mouse e scegliere tra le opzioni.

1 Quando il convento degli Agostiniani diventò Istituto Industriale

di Fabio Panfili e Settimio Virgili

 La primitiva chiesa di Sant’Agostino di Fermo fu costruita nel corso del XIII secolo. Alla spesa per la realizzazione del luogo di culto ha concorso oltre all’autorità religiosa locale e al nobiluomo Raniero Zeno anche il Comune di Fermo, infatti nel coro della stessa chiesa fu collocato lo stemma del municipio[1].
 Nel 1360 l’edificio sacro fu ampliato e sopraelevato: furono aggiunti il transetto, le cappelle corali, il campanile, l’abside con volta a crociera[2]. Il soffitto della restante parte della chiesa è invece a capriate.
 Tra il 1415 e il 1420 fu rialzata la torre a cui fu aggiunto il cartoccio che verrà demolito nel 1535 poiché presentava evidenti lesioni strutturali[3]. Altri ampliamenti e consolidamenti furono eseguiti nel corso del 1474.
 Sempre nel Quattrocento fu aggiunto all’edificio sacro di Sant’Agostino un altro piccolo edificio sacro dedicato a San Giovanni Battista che nel 1623 sarà affidato ai confratelli della compagnia di Santa Monica per le loro funzioni religiose. Nel 1560 venne aperto su largo XXI settembre un nuovo accesso e chiuso il preesistente. Tra  il 1730-1738 il fabbricato sacro subì consistenti trasformazioni: l’abside di stile gotico venne abbattuta. Nel 1810 la chiesa di S. Agostino fu requisita dal governo napoleonico. Nel 1822 fu riaperta alle cerimonie religiose[4] e nel 1882 restaurata, ma tale intervento edilizio determinava un deterioramento complessivo del fabbricato tanto che nel 1930 veniva chiuso al culto. Due anni dopo per volontà del popolo fu consolidato e riaperto alle funzioni religiose[5].
 Il convento costruito nel corso del XIII secolo simultaneamente al contiguo luogo di culto fu rimaneggiato e ampliato durante i secoli XIV, XV e XVI. Fu sede del collegio generale dell’Ordine agostiniano; in esso soggiornarono illustri prelati e nel 1452 fu ordinato sacerdote il beato Beltramo Spagnolo. L’istituto religioso ospitò anche San Nicola da Tolentino.
 Nel 1810 fu requisito a seguito delle disposizioni napoleoniche e adibito a caserma. Solo nel 1822 vi fecero ritorno gli ecclesiastici. Dopo l’Unità d’Italia fu acquisito dal comune che per un certo periodo lo utilizzò come residenza per le forze dell’ordine, poi venne destinato a sede dell’Istituto Industriale[6].
 L’ordine degli Agostiniani fu giuridicamente istituito nel 1256 e nasceva dalla fusione di diverse congregazioni: gli Agostiniani appunto, i frati di San Guglielmo, i Padri di Giovanni Boni, i frati di Favale e Brettino. Quest’ultima congregazione denominata Brettinese fu un’istituzione molto presente nelle Marche dove contava ben 30 dei suoi 45 conventi, di cui 16 nella diocesi di Fermo. I frati Brettinesi avevano la casa madre a Brettino, un centro demico nella diocesi di Fano[7]. Il convento di Fermo che poi è diventato sede dell’Istituto Montani è probabilmente appartenuto agli Agostiniani Brettinesi.
 Sempre non lontano da porta San Marco, e precisamente in prossimità dell’attuale carcere penitenziario, si stabilì un’altra comunità religiosa: gli Agostiniani Scalzi. Quest’ordine conventuale sorse a Napoli per iniziativa di Ambrogio Staibano. Essi si separarono dagli eremiti di Sant’Agostino il 16 novembre del 1593[8].
 Una comunità di Agostiniani Scalzi scelse Fermo per la sua attività pastorale e nel 1612 ebbe come luogo di culto di riferimento una locale chiesa intitolata alla beata Vergine della Misericordia. Vicino ad essa costruirono un convento a base quadrata di 130 palmi di lunghezza.
Entrambi i pii istituti si trovavano nei pressi della attuale carcere penitenziario e furono abbandonati a seguito delle disposizioni napoleoniche. La chiesa della Misericordia, riedificata tra il 1739 e 1745,  fu demolita nelle ultime decadi dell’Ottocento, ma verrà di nuovo ricostruita nel 1901[9].
 Gli Agostiniani Scalzi di Fermo avevano anche una piccola unità immobiliare non lontano dall’attuale via Girolamo Montani, essi però non vanno confusi con gli Agostiniani il cui convento diventerà sede del Montani e che avevano come luogo di culto di riferimento la chiesa di Sant’Agostino.
 Dopo il 1860 molti conventi e monasteri furono requisiti ai religiosi e adibiti a scuole, caserme ed esercizi pubblici. Il convento degli Agostiniani di Fermo subì la stessa sorte, fu tolto ai frati e adibito a caserma. Il primo e secondo piano del fabbricato inizialmente furono occupati dai carabinieri e dalle truppe di passaggio a Fermo, il terzo rimase a disposizione del Regio Demanio[10].
 L’Istituto di Langlois, subito dopo la sua fondazione, aveva utilizzato i locali di un fabbricato di proprietà dei Montani che si trova subito dopo aver varcato la   porta Santa Lucia. Questo edificio non è stata residenza dei Montani durante il Settecento. Forse lo era stata nel periodo immediatamente precedente al 1725. Infatti Gianfrancesco (n. 1696), bisnonno di Girolamo, in questo anno, abita nella casa del suocero nella parrocchia di San Zenone, nell’attuale corso Cavour[11].  Il fabbricato situato nella parrocchia di Santa Lucia utilizzato inizialmente come scuola, diventò ben presto insufficiente ad accogliere la crescente popolazione scolastica dunque la direzione richiese spazi più ampi.
 L’amministrazione comunale fermana si fece carico di questa necessità e il 29 gennaio del 1867, in seduta straordinaria, emise all’unanimità una delibera con la quale concedeva alla scuola del Langlois il piano superiore dell’accogliente ex convento a un canone annuo da pattuirsi.
 Successivamente  nel 1884 il comune di Fermo concesse all’Istituto l’utilizzo dell’intero fabbricato[12] e temporaneamente utilizzava lo stabile della scuola di arti e mestieri come carcere giudiziario[13].
 La nuova sede non solo era più ampia ed accogliente ma presentava diverse altre comodità. Non era lontana dall’antico fabbricato di proprietà dei Montani  e dalle officine che, progettate dall’ingegnere Hallié, in questo periodo si trovavano a occidente rispetto alla strada di circonvallazione che da porta San Marco raggiungeva porta Santa Lucia[14].
 Inoltre gli ospiti del nuovo edificio scolastico avrebbero potuto usufruire fin dal 1908  delle comodità offerte dalla vicina linea ferroviaria che da Porto San Giorgio raggiungeva Fermo e proseguiva per Amandola. La strada ferrata aveva una stazione di servizio distante solo un centinaio di metri dalla scuola, quindi risultava comoda per chi dall’Istituto doveva trasferirsi in altri centri demici.
 L’edificio dell’ex convento agostiniano aveva un’estensione di 5000 m2.  Esso comunicava attraverso un’apertura con la chiesa di Sant’Agostino e ciò consentiva agli ospiti dell’Istituto di poter accedere al luogo di culto per le funzioni religiose. La nuova sede fungeva da scuola e da convitto.
 Il seminterrato del palazzo veniva utilizzato per i magazzini, la legnaia, il forno e le cantine. La portineria, la sala di ricevimento, l’abitazione del rettore del convitto, gli uffici amministrativi, la sala delle adunanze del consiglio direttivo, la scuola Preparatoria, il refettorio, la dispensa, la cucina, si trovavano al primo piano.
 Al secondo invece c’era l’infermeria con 25 posti letto gestita dalle figlie della Carità, suore dell’ordine di San Vincenzo De’ Paoli; vi si trovavano inoltre la direzione, la sala dei professori, la biblioteca, le aule di plastica e di intaglio, i laboratori di fisica e chimica, meccanica ed elettrotecnica, insieme a tre ampie aule che venivano utilizzate per lo studio. I dormitori in numero di sei erano stati ricavati al terzo piano e potevano accogliere 160 alunni; pure al terzo piano si trovavano le camere riservate alle suore[15].
 L’edificio del convento Agostiniano, ad occidente confinava con alcuni locali di proprietà comunale; essi in passato probabilmente funzionavano da torretta rompitratta e da garitta cioè di un luogo riparato in cui stazionavano le sentinelle che controllavano l’accesso alla porta S. Marco[16].  I muri di tali locali su questo lato presentavano ancora tratti della antica muratura. Prima dell’Unità d’Italia, nel 1857 gli Agostiniani avevano avanzato la richiesta di acquistare i locali di proprietà del comune per ampliare l’edificio del convento[17].
Tale compravendita probabilmente non è mai avvenuta anche perché a quell’area urbana era interessata l’opera pia Montani che aveva proprietà confinanti. Tuttavia come può facilmente essere verificato confrontando le cartine topografiche di inizi Ottocento e della seconda metà dello stesso secolo i fabbricati a ridosso della porta San Marco, quelli di proprietà del Comune, nel 1889 risultano demoliti[18].
 Osservando le cartine si può notare anche che tra lo stesso accesso alla città e l’ex palazzo Montani esisteva una vasta area non urbanizzata: su questo spiazzo saranno costruite le nuove prime officine completate nel 1883-1884.
 Quando l’Istituto Montani si trasferì nell’edificio degli Agostiniani dette officine si trovavano ad ovest della strada di circonvallazione che correva quasi a ridosso dell’antica cinta muraria la quale, nel tratto compreso tra porta San Marco e porta Santa Lucia, aveva subito poche alterazioni.
 Nel 1810 in prossimità di questi due accessi erano ancora presenti, come sopra accennato, le torrette rompitratta e le garitte.
Le prime officine erano costituite essenzialmente dalla fonderia (12 × 26) m2 e dalla meccanica (15 × 28) m2. Il manufatto era venuto a costare 75000 lire.
 All’interno di esse venivano prodotti utensili, alcuni dei quali richiedevano precisione e competenze. Venivano costruiti torni, torchi per vinacce, torchi doppi a vite per oli, casseforti, congegni per macchine a vapore, turbine ad acqua, cancelli, scale a chiocciola per la ditta Conti di Civitanova, pompe d’alimentazione e grandi grue per ferrovie. Oltre a queste attrezzature meccaniche venivano realizzati anche oggetti ornamentali quali vasi, lampadari, medaglioni, semibusti, statue. Ma le officine del Montani erano in grado di operare su strutture meccaniche complesse come locomotive, trebbiatrici e macchine agricole.

 Le nuove officine vennero costruite tra il 1908 e il 1909. Il Comune concesse alla scuola l’area urbana delimitata a nord, dalla strada provinciale maceratese e porta San Marco e a sud, dall’antico fabbricato di proprietà dei Montani.
 In definitiva tutto quello spazio in cui oggi si trovano la specializzazione di meccanica, il Museo Miti e le officine costruite nel XX secolo. La nuova costruzione occupava la primitiva strada di circonvallazione che veniva ricavata più ad ovest. L’imbocco della via intitolata a Girolamo Montani che passa davanti all’attuale Triennio e che allora si chiamava via della Pesa veniva ampliato con la demolizione delle costruzioni anticamente adibite al controllo della porta San Marco, di cui abbiamo parlato.
 Il tratto della cinta muraria che da porta San Marco a porta Santa Lucia che nel 1810 si conservava quasi intatto viene probabilmente abbattuto per accrescere l’area urbana utile per la realizzazione delle officine.
 La direzione dell’Istituto, agli inizi del XX secolo ebbe bisogno di maggiori spazi. Pertanto il consiglio direttivo della scuola, forte dell’autonomia derivatagli dal regio decreto del 1903, stipulò un contratto con il comune di Fermo in cui veniva ratificata la permuta di immobili tra i due enti. In questa trattativa immobiliare l’ex convento degli Agostiniani diventava proprietà dell’Istituto  Montani[19].
Per ingrandire le immagini cliccare su di esse col tasto destro del mouse e scegliere tra le opzioni.

                 Appendice documentaria
I)
 Regnante Sua Maestà Vittorio Emanuele II per la grazia di Dio e per volontà della Nazione Re d’Italia.
  Municipio di Fermo
Consiglieri in azione  n. 28.
Seduta straordinaria autorizzata dalla Sottoprefettura con dispaccio del 25 Dicembre 1866 N. 187691.
Il giorno di martedì 29 gennaio 1867 si sono riuniti nell’Aula Municipale alle ore 6½ pomeridiane gli on. Signori
1) Guerrieri Paleotti Cav. Emilio ass. delegato dal Sindaco;2) Scoccia Prof. Cesare assessore; 3) Fermi Avv. Paolo assessore supplente; 4)  Silvestri Cav. Camillo, 5) Travalloni  Prof .  Luigi; 6) Benedetti Sig. Michele; 7) Fiorani Gaetano; 8) Caraffa Vincenzo; 9) De Minicis Avv. Cav. Gaetano.
Sotto la presidenza dell’ass. delegato Sig. Paolo Emilio Guerrieri Paleotti, il quale dichiara riaperta la seduta affine di continuare la trattazione delle proposte descritte all’ordine del giorno.
Proposta 12
Locali  del fabbricato di S. Agostino concessi in uso all’Istituto d’Arti e Mestieri.
La Commissione Direttrice dell’Istituto d’Arti e Mestieri domanda al Municipio l’uso di una porzione dell’attiguo fabbricato di S. Agostino incontrastabile proprietà di questa amministrazione per trovarvi i posti necessari in molti alunni che si vengono da diversi parti del Regno e dall’’Estero eziandio, comprensivamente ai dieci posti gratuiti, onde piacque al Consiglio provinciale far dono novello allo stabilimento. L’Istituto è privo tuttora d’infermeria e d’altre comodità, che per un popolato Convitto di giovani artigiani sono indispensabili.
La Giunta, considerata la ragionevolezza della domanda è in voto doversi secondare, e perché il bisogno è urgente ha suvvocato dalla Sotto-Prefettura la licenza risolvervi in straordinaria seduta.
Il Sig. Presidente fa leggere il rapporto della Commissione ed esibisce la pianta de’ vani di cui si domanda l’occupazione per gli opportuni provvedimenti di questo Consiglio.
 I Signori Congregati preso in esame il rapporto della Commissione, e riconosciuta  la necessità e il vantaggio che va a risentirne l’ Istituto con la occupazione dei locali richiesti  ad unanimità  per appello personale ha votato il seguente
Ordine del giorno.
Il Consiglio
visto il rapporto della Commissione e il voto favorevole della Giunta; riconosciuta l’indispensabilità e l’ urgenza  di provvedere l’ Istituto d’ Arti e Mestieri di nuovi locali per alloggiarvi gli alunni; considerando che la porzione del Fabbricato di S. Agostino attigua all’Istituto, richiesta dalla Commissione è consistente in due piani cioè terzo, e quarto come alla pianta esibita, non fa parte della caserma nel fabbricato stesso stabilita per i  NN. Carabinieri e per le truppe di guarnigione e di transito; considerando che le due casipule annesse e comprese nella parte del fabbricato che si richiedono come indispensabili allo scopo, vengono attualmente ritenute dal Rg. Demanio;
esaminata la pianta dei locali di cui si domanda la occupazione,                                 Determina:
È accordato all’Istituto di Arti e Mestieri l’uso di detta parte di fabbricato come sopra indicata, con l’autorizzazione della Giunta di fare gli atti necessari ed opportuni per ottenere dal Regio Demanio il possesso a godimento delle menzionate casipule a profitto dell’Istituto, il quale dovrà sottostare al pagamento di quell’annuo canone a corrisposta che verrà determinato.
Dopo ciò il Sig. Presidente, sentito il Consiglio, dichiara chiusa la seduta per riaprirla il giorno 4 febbraio prossimo alle ore 7 pomeridiane. Atto, fatto, letto  approvato nell’ adunanza del 4 febbraio e firmato come appresso.
Il Presidente Guerrieri Paleotti. Il consigliere anziano P. Fermi. Il Segretario capo L. Mengueni.

 II)
                    Città di Fermo
 Sezione Consiliare ordinaria di Autunno .
Consiglieri in azione n. 29.
 Il giorno di Giovedì 2 Ottobre 1884 in virtù della 2a convocazione legalmente dichiarata si sono riuniti nell’Aula Municipale alle ore 7½ pomeridiane gli Onorevoli Signori: 1.  Monti Cav. Giambattista Sindaco 2. Guerrieri Giuseppe Ass.re  Supplente 3. Grisostomi Emidio 4. Deminicis Saverio 5. Vitali Alessandro 6. Ciccaleni Casimiro 7. Lupi Augusto 8. Bernetti  C.te    Saverio 9. Sempronio  C.te   Giuseppe 10. Romani Giuseppe 11. Cordella C.te  Giacomo 12.  Brancadoro C.te   13. Giuseppe Morrone Mozzi C.te  Luigi.
Consiglieri.
Sotto la presidenza dell’Avv. Onle  Sig. Cav. Giambattista Monti Sindaco, il quale dichiarava aperta la seduta in privata forma affine di trattare e risolvere sulla seguente proposta.
Proposta n. 5 .
Provvedimenti diversi sull’ordinamento e locali della Scuola Industriale delle Marche in Fermo.
Il Consiglio Comunale nella seduta del 29 Maggio p. p. ebbe conoscenza dei verbali della Commissione Direttiva  della Scuola Industriale delle Marche in Fermo, con cui a senso dell’Art. 7 del R. Decreto 6 del Gennaio dell’ anno 1848 Ser.  3a  divenne alla compilazione del Regolamento di detta Scuola, della Pianta del Personale, dei programmi d’insegnamento e degli orari.


Il consiglio stesso spiegando la piena fiducia alla Commissione Direttiva, e lodando il suo impegno nelle operazioni compiute ne deliberava ad unanimità l’approvazione.
Il ministero di Agricoltura, Industria e Commercio cui vennero spediti gli atti e documenti relativi, con sua nota del 24 Luglio u. s. N. 5299 Ser. 4a fece intendere di aver preso ad esame il progetto di Regolamento e di aver trovato la necessità di portare sul medesimo alcune modificazioni, quali vennero indicate sulla nota suddetta.
La Commissione Direttiva in seduta del 2 Agosto successivo uniformandosi pienamente alle istruzioni ricevute  dal Ministero divenne alla nuova compilazione del Regolamento, comprendendovi quelle stesse disposizioni portate da quello in precedenza accettato dal Consiglio Comunale, che riflettevano unicamente alle norme sull’insegnamento tecnico e pratico, le quali avevano l’esclusivo bisogno dell’approvazione ministeriale, salvo di riunire in altro regolamento quegli articoli riferibili all’ordinamento del convitto di competenza della Giunta e Commissione suddetta.
In coerenza alla citata nota del Ministero corrispondevasi ad alcuni altri suggerimenti e notizie richieste, con riserva di emettere il proprio parere circa l’esame accurato dei locali per le Officine e ordinamento della Scuola, a seconda del desiderio manifestato dal Ministero medesimo.
Con foglio del 29 agosto n. 8989 sez. 4.  S. E. il Sig. Ministro, che aveva  già ricevuto il progetto di Regolamento come sopra modificato  e d’altro, significava che per risolvere con sollecitudine alcune difficoltà, alle quali aveva dato luogo l’esame degli atti trasmessi, ebbe a disporre che si recasse in questa città l’Ispettore dell’Industria  Cav. Ing. Oreste Lattes, il quale avrebbe avuto l’incarico di esaminare lo stato presente della Scuola e delle Officine, e di prendere gli opportuni accordi con la Commissione Direttiva circa le modificazioni da introdursi sugli atti medesimi inviati.
Il sullodato Sig. Ispettore Lattes, qui acceduto per eseguire la propria missione non esitò d’accordarsi con la Commissione Direttiva facendo prima l’analoga ispezione sui locali e sulle officine, e prendendo poi nelle sedute dei giorni 5. 6. 8 e 9 Settembre p. p. tutte quelle disposizioni che raggiungessero lo scopo indicato dal Ministero di risolvere definitivamente ogni difficoltà per l’attuazione del nuovo ordinamento della Scuola Industriale, conforme il tutto risulta  dai relativi verbali che si sottopongono all’esame del Consiglio Comunale. Trasmessi al Ministero gli atti e documenti circa le operazioni compiute come sopra dalla Commissione Direttiva ed Ispettore Sig. Lattes, questi con suo foglio del n. 27 Febbraio u. s. dichiarava che in attesa della risposta ufficiale del ministero potevasi provocare l’approvazione del Consiglio Comunale, e che intanto gli era grato il prevenire come il sullodato Ministero accettava quanto si era compiuto dalla Commissione, emettendone quanto prima il relativo Decreto.
Si riassumono quindi tutte le proposte dipendenti dalle pratiche eseguite nei citati verbali della Commissione Direttiva d’accordo con il sullodato Sig. Ispettore Lattes, perché questo Consiglio Comunale possa devenirne alla relativa approvazione.
1) Approvazione delle modifiche del Regolamento della Scuola, stralciato dal Regolamento del Convitto.  2) Approvazione della pianta del personale insegnante e relativi stipendi, con osservazione allo stipendio del Professore di Plastica ed Intaglio.  3) Approvazione dello schema  di Bilancio normale per 80 alunni.  4) Incarico alla Giunta Municipale di dimandare l’esonero della tassa di Ricchezza Mobile negli assegni del Ministero e del Municipio. 5) Dimanda di maggior sussidio annuale al Ministero Agricoltura Industria e Commercio. 6) Nomina definitiva del Direttore della Scuola. 7) Apertura del concorso per il conferimento del posto d’Ingegnere Meccanico capo delle Officine, Professore di Tecnologia Meccanica-Soprintendente alle Scuole di Disegno. 8) Apertura del concorso per il conferimento del posto di Professore di Fisica, Chimica, Meccanica, Composizione di macchine e relativo disegno. 9) Posizione a riposo del Prof. Giuseppe Nigrisoli con pensione. 10) Apertura del concorso per il conferimento del posto di Professore di Matematica pel corso normale. 11) Nomina provvisoria del Professore di Matematica elementare. 12) Nomina definitiva del Prof.re  di Plastica e Intaglio. 13) Nomina provvisoria del Prof.re  di disegno geometrico e ornamentale. 14) Posizione a riposo del Prof. Raffaele Scarfini con pensione. 15) Nomina provvisoria del Prof. di Grammatica e delle lettere. 16) Nomina provv. a  del Prof. di Storia e Geografia. 17) Sospensione del conferimento dell’incarico di insegnante la lingua francese. 18) Nomina dell’incaricato all’insegnamento della calligrafia. 19) Apertura del concorso per il conferimento del posto di capo – meccanico. 20) Nomina del Capo fonditore. 21) Nomina del Capo – fabbro.  22) Posizione a riposo del Capo falegname Rossi con pensione. 23) Apertura del concorso per il posto di Capo – falegname. 24) Apertura del concorso per il posto di Sotto Capo meccanico.

A compimento del progetto e sua organizzazione la commissione presenterà in altra seduta il regolamento del convitto e la relativa tabella del personale.
 Il Sig. Sindaco esprime parole di elogio per la Commissione Direttiva che con ogni premura ed assiduità nei pochi giorni della permanenza del Sig. Ispettore Lattes ha compiuto tutte le operazioni sopra indicate, ed in pari tempo dichiara che lo stesso Sig. Ispettore nell’eseguire il mandato ricevuto, non solo ha dimostrato il suo vivo impegno nella combinazione scambievole di quanto si è disposto,  ma è stato molto benevolo nell’assicurare ogni suo appoggio presso il Ministero a vantaggio dell’Istituto.
Dopo ciò dichiara aperta la discussione.
 Il Consigliere Bernetti ha notato come fra le proposte della Commissione siasi accennato ad alcune nomine del Personale Insegnante in modo definitivo, ed alcune in modo provvisorio; chiede opportuni schiarimenti.
 Il Sig. Sindaco risponde che l’Ispettore Sig. Lattes aveva espresso il desiderio come tutte le nomine avessero una condizione di precarietà, perché da parte del Ministero si potesse meglio giudicare sulla idoneità degli Insegnanti, almeno dopo un anno di esperimento ma che a seguito di alcune osservazioni scambiate fra il detto Ispettore e la Commissione, si ritenne doversi limitare la provvisorietà delle nomine a quelle sopra indicate.
 Il Consigliere Bernetti si dichiara soddisfatto della spiegazione avuta in proposito.
Il Consigliere Deminicis osserva che al numero 14 delle sudescritte proposte trovasi fissata la posizione a riposo del Prof. Raffaele Scarfini testè defunto; crede opportuno che in qualche modo debbasi prestare un soccorso alla famiglia superstite numerosa, la quale versa in deplorevoli condizioni economiche; dice che risparmiandosi la quota di assegno per la pensione che sarebbesi fissata al defunto Prof. Scarfini potrebbe provvedersi la suddetta famiglia un riguardo ai servizi prestati da esso Prof.  Scarfini.
Il Consigliere Grisostomi appoggiando la proposta Deminicis crede che possa prendersi l’analoga deliberazione quando il Consiglio sarà chiamato ad occuparsi dell’oggetto al N. 14.
Il Sig. Sindaco associandosi ai Sig. Deminicis e Grisostomi dichiara non essere il caso di trattare del soccorso alla famiglia Scarfini nella odierna seduta, ma di farne oggetto speciale nella proposta delle Istanze diverse, stanteché pervenne già a quest’ Ufficio una dimanda della Vedova Scarfini; assicura che la Giunta penetrata della situazione  dei superstiti Scarfini  provvederà subito ad un immediato soccorso.
 Il Consiglio, accettando la dichiarazione del Sig. Sindaco, si riserva di prendere analoghe disposizioni quando al più presto sarà presentata la suddetta dimanda della Vedova Scarfini.
Dopo di ciò il consiglio invitato opportunamente dal Sig. Sindaco prende conoscenza dei citati verbali della Commissione Direttiva, del Regolamento, della Pianta del Personale Insegnante riformati, e di tutte le ragioni che hanno consigliato la Commissione medesima di pieno accordo con il Sig. Ispettore Lattes a formulare le sopra trascritte proposte; e passa alla votazione separatamente di ognuna di esse.
1) Approvazione delle modifiche al Regolamento della Scuola stralciato dal Regolamento del Convitto.
Il Consiglio, confermando la piena fiducia alla Commissione Direttiva, e lodandone il suo impegno nella compilazione fatta con l’intervento in specie del Sig. Ispettore non trova di fare alcuna osservazione sul detto Regolamento modificato, e quindi la approva ad unanimità di voti per alzata e seduta.
2) Approvazione della Pianta del Personale Insegnante e relativi stipendi.
Si dà lettura della pianta organica del Personale della Scuola Industriale,  quale rimane approvata dal N. 1 al 8. inclusivo .
Nel numero 6 che indica “professore di plastica e intaglio con lo stipendio di ₤ 1800 annue” si comunica la intenzione manifestata dalla Commissione di aumentare il detto stipendio fino a ₤ 1800 appena il bilancio della Scuola potrà comportare un tale aggravio, stante che non trovasi giusta la equiparazione dello stipendio in ₤ 1800 con quello indicato al numero 7 della pianta.
Il Consiglio tiene conto del riflesso esposto dalla Commissione, ed approva la pianta sudetta dal numero 6 al numero 11 inclusive.
Si prosegue la lettura della pianta del Personale delle Officine e rimane approvata dal N. 1 al N. 8 inclusive.
3) Approvazione dello schema di Bilancio normale per 80 alunni.
Datasi lettura del Bilancio suddetto inserito nel verbale della Commissione del 9 Febbraio p.p., il Consiglio lo approva ad unanimità.
4) Incarico alla Giunta Municipale di dimandare l’esonero della tassa di ricchezza mobile negli assegni del Ministero e del Municipio.
Il consiglio approva ad unanimità.
5) Dimanda di maggiore sussidio annuale al Ministero di Agricoltura  Industria e Commercio.

 Il Consiglio tenuto conto delle maggiori spese che dovranno sempre più sostenersi per l’incremento materiale della Scuola e delle Officine, ad unanimità autorizza la  Giunta di promuovere dimanda al Ministero per un maggiore sussidio annuale.
 Il Sig. Sindaco crede che nel proseguire le deliberazioni sulle proposte formulate debba riunirsi in una sola quella sull’apertura di concorso dei diversi posti dei Professori Insegnanti.
 Il Consiglio aderisce ed all’unanimità dichiara l’apertura di concorso con le norme indicate dalla Commissione Direttiva e dal Sig. Ispettore Cav. Lattes sui seguenti posti:
1) Ingegnere Meccanico, Capo delle Officine, Professore di Tecnologia Meccanica e Sopraintendente della Scuola di disegno con lo stipendio di ₤ 4800 annue  ed alloggio. 2) Professore di Fisica, Chimica, Meccanica, composizione di macchine e relativo disegno con lo stipendio di ₤ 3900 annue. 3) Capo Meccanico delle officine con lo stipendio di ₤  2100. 4) Sotto Capo Meccanico con lo stipendio di ₤ 1000 annue.
 Si passa al conferimento delle nomine definitive e provvisorie del Personale che si riconosce avere tutti i requisiti necessari per occupare il posto rispettivamente; ed il Sig. Sindaco premette che a maggiore istruzione e ad opportuna norma del Consiglio farà precedere alla votazione di ciascuno la lettura delle considerazioni espresse e risultanti dai ripetuti verbali della Commissione Direttiva proponente.
1a) Nomina definitiva del Direttore della Scuola. La Commissione propone la conferma definitiva dell’attuale Direttore Sig. Cav. Ippolito Langlois con lo stipendio di ₤ 8000 annue ed alloggio. Tale proposta è giustificata dal fatto che il Sig. Langlois da 23 anni circa tiene con lode e soddisfazione la sagace Direzione dell’Istituto, e per la sua operosità, istruzione ed impegno di collocare gli alunni ne’ principali stabilimenti industriali d’Italia ha saputo meritarsi un titolo di speciale considerazione e gratitudine.
 Posta a partito segreto la nomina definitiva del Cav. Langlois come sopra, ottiene voti favorevoli 11, contrari 2 riconosciuti con l’assistenza dei Consiglieri Bernetti e Sempronio.
Si proclama detto direttore della scuola industriale il Sig. Cav. Ippolito Langlois.
                     Il Consigliere Bernetti abbandona la Sala.
2a) La Commissione propone di mettere a riposo il Prof. Giuseppe Nigrisoli attuale Insegnante di Matematica pel corso normale salvo la destinazione della quota di assegno di pensione nel Bilancio 1889.
Posta a partito segreto ottiene voti favorevoli 12, contrari 0 riconosciuti con l’assistenza dei Consiglieri Sempronio e Grisostomi. A seguito di che il consiglio dichiara l’apertura di concorso per il posto di Professore di Matematica  pel corso normale con lo stipendio annuo di ₤  2400 a seconda delle norme stabilite (N. 4 della Pianta).

Si previene che la Commissione Direttiva nel proporre le qui appresso segnate nomine provvisorie di alcuni Insegnanti ebbe intenzione di decurtare i relativi stipendi fissati nella pianta organica allo scopo di formare con risparmi un fondo di cassa disponibile per sopperire in parte alle quote di pensione per i vecchi Insegnanti che si credono mettere in riposo.
3a) La Commissione propone la nomina provvisoria dell’attuale Professore di Matematica elementare Sig. Evaristo Perotti con l’annuo stipendio di ₤ 1200.
Posta a partito segreto ottiene voti fav. 12 con. 0 riconosciuti come sopra.
4a) Nomina definitiva dell’attuale Professore di plastica e intaglio Sig. Salomone Salomoni con l’annuo stipendio tabellato di ₤ 1800.
Si fanno elogi sulla idoneità segnalata d’esso Sig. Salomoni, sulla sua valentia nell’insegnamento e sull’ efficace profitto confermato per tanti anni.
Posta a partito segreto ottiene voti fav. 12 cont. 0 riconosciuti come sopra.
5a) La commissione propone la nomina provvisoria dell’attuale Professore  di Disegno Geometrico ed Ornamentale nella persona del Sig. Niccola Cerpelli  con l’annuo stipendio di ₤ 1200.
Posta a partito segreto ottiene voti fav.i  8 contrari 4, riconosciuti.
La proposta N. 14  dell’Elenco rimane senza effetto per l’avvenuta morte del Prof. Raffaele Scarfini.
6a) La Commissione propone la nomina provvisoria dell’attuale Professore di Lingua e Letteratura Italiana nella persona del sig. Salvatore Randi   con l’annuo stipendio di  ₤ 1200.
Posta a partito segreto ottiene voti fav.i 10 cont. 1, astenuto 1,  1 riconosciuti.
7a) La Commissione propone la nomina provvisoria dell’attuale prof. di Storia e Geografia nella persona del Sig. Cav. Giulio Fulvi con l’annua stipendio di ₤ 1200. Posto a partito segreto ottiene voti fav.i 10 con. 2, riconosciuti.
8a) Incaricato dell’Insegnamento della lingua francese.
Allo scopo di ottenere il risparmio delle ₤  600 tabellate si propone dalla commissione di pregare il Sig. Direttore Langlois ad assumere provvisoriamente l’insegnamento del francese; ed il Sig. Saverio Deminicis per meglio raggiungere lo scopo offrivasi di dare egli stesso lezioni di francese per un anno qualora il Cav. Langlois fosse impossibilitato ad assumere tale incarico. La Commissione espresse parole di ringraziamento al Sig. Deminicis, accettandone la gentile offerta.

 Il Consiglio unanime conferma le espressioni d’elogio e di ringraziamento allo stesso  Sig. Deminicis dichiarando con piena soddisfazione di accettare la sua opera spontaneamente esibita, conforme venne esposto nel verbale della Commissione.
9a) La Commissione propone la nomina definitiva dell’attuale Incaricato all’insegnamento della Calligrafia nella persona del Sig. Prof. Giuseppe Agostini con l’annua retribuzione di ₤  600.
 Il Consigliere  Guerrieri  crede doversi anche per tale incaricato mantenere la condizione della precarietà della nomina,  come si è praticato con altri.
Il  Sig . Sindaco risponde che furono pure adottate alcune nomine in modo definitivo.
Il Consigliere Guerrieri dichiara astenersi dalla votazione.
Posta la nomina suddetta a partito segreto ottiene voti favorevoli 11 contrari 0 astenuto 1, riconosciuti.
10a)  La Commissione propone la conferma definitiva dell’attuale Capo Fonditore nella persona del Sig. Giacomo Pontiglione con l’annuo stipendio di  ₤  2100.
Posta a partito segreto ottenne voti favorevoli 12 contrari 0, riconosciuti.
11a)  La Commissione propone la conferma definitiva dell’attuale Capo – Fabbro nella persona del Sig. Cesare Diotallevi con l’annuo stipendio di ₤ 1200.
Posta a partito segreto ottiene voti favorevoli 12 riconosciuti.
12a)  La Commissione propone di mettere a riposo il Sig. Pietro Rossi attuale Capo  -Falegname e modellista, salvo la destinazione della quota d’assegno di pensione nel Bilancio 1889.
Messa a partito segreto la proposta ottiene voti favorevoli 12 contrari 0 riconosciuti. A seguito di che il Consiglio dichiara l’apertura di concorso per il posto di Capo – Falegname e modellista con lo stipendio annuo di ₤ 1200 tabellato.
La Commissione ha dichiarato di rimandare ogni decisione sui seguenti posti alla discussione che dovrà tenersi per il Personale del Convitto,  ossia Magazzinieri delle Officine, Facchino primo e secondo.
Il Consiglio accetta il rinvio proposto dalla Commissione.
Esaurite le decisioni relative alle nomine ed apertura di concorso del Personale della Scuola e delle Officine, il Sig. Sindaco invita il Consiglio a stabilire in quale epoca dovranno decorrere gli stipendi come sopra deliberati.
 Il Consiglio ad unanimità delibera che gli stipendi medesimi saranno pagati dal giorno dell’attuazione definitiva e completa del Riordinamento della Scuola Industriale.
 Il Signor  Sindaco da ultimo invita il Consiglio a pronunciarsi sulla destinazione dei Locali per le Officine, conforme all’intendimento espresso dal Ministero, ossia accettare la proposta di questo Ufficio Tecnico sull’impianto delle officine medesime nel Fabbricato di S. Agostino stabilito per l’Istituto e mantenere le attuali.
Fa dare lettura del verbale della Commissione Direttiva 8 Settembre p.p. da cui risulta la interpellanza in oggetto del Sig. Ispettore Lattes e la diffusa discussione tenuta, concludendosi con l’unanime parere di detta Commissione che tenuto conto delle condizioni non perfettamente igieniche di esse officine se fossero impiantate nel Fabbricato di S. Agostino, dichiaravasi doversi mantenere le attuali, provvedendosi alla più diretta comunicazione fra l’ex – Convento di S. Agostino e le Officine predette,  perché proponevasi a risparmio di spese di rinunciare alla riunione dei Fabbricati.
 Dalle considerazioni fatte durante la discussione in oggetto, e dal voto emesso dalla Commissione Direttiva nel citato verbale risultano i seguenti punti principali:
1°) Mantenimento delle attuali officine;
2°) Sistemazione delle medesime con la spesa prevista da questo Ufficio Tecnico in ₤ 7000.
3°) Sospensione del lavoro di cavalcavia e deviazione della pubblica strada esterna allo scopo di riunire il fabbricato di S. Agostino con quello delle esistenti officine.
4°) Rinvio dell’esecuzione dei lavori di sistemazione di dette officine a quando sarà in funzioni l’Ing. Capo Meccanico.
5°)  Erogazione della spesa di detti lavori di restauro delle Officine dal fondo già calcolato ed approvato pel predetto cavalcavia e deviazione di strada.
Il consiglio chiamandosi pienamente istruito delle ragioni tutte che indussero la commissione direttiva ad emettere il suaccennato parere pel mantenimento e sistemazioni delle attuali officine dichiara ad unanimità di accettare pienamente la proposta.


Il Sig. Sindaco quindi sottopone al Consiglio di deliberare separatamente su ciascuno dei 5 articoli sopra trascritti, quali sono la conseguenza della proposta come sopra accettata.
Gli articoli suddetti sono approvati ad unanimità per alzata e seduta.
Il Consigliere Deminicis richiamandosi al provvedimento indicato dalla Commissione di avere una più diretta comunicazione fra il Fabbricato di S. Agostino e le attuali officine, trova opportuna la riapertura della Porta S. Marco mediante convenzione da stabilirsi con l’appaltatore del Dazio Consumo per i due anni che restano alla cessazione del contratto; il che ritiene sia facile col rimborso dello stipendio della Guardia Daziaria che vi dovrebbe essere piantonata.
Il Consiglio accettando la proposta del Sig. Deminicis autorizza  la Giunta per le pratiche relative con l’appaltatore, e per stabilire definitivamente le condizioni allo scopo di abbreviare il transito degli Alunni alle officine con la riapertura della Porta S. Marco.
Esaurite pienamente le predette proposte ed essendo l’ora tarda il Sig. Sindaco dichiara sciolta la seduta … .
Note al testo

 [1] CICCONI GIOVANNI, Il tempio monumentale di Sant’Agostino in Fermo, Fermo 1932.
[2] MARANESI FRANCESCO, Guida storico artistica della città di Fermo, Fermo 1944, cop. anast., pp.138-139.
[3] CICCONI GIOVANNI, op. cit.,; MARANESI FRANCESCO, op. cit.
[4] CICCONI GIOVANNI, op. cit.
[5]MARANESI FRANCESCO, op. cit.
[6] CICCONI GIOVANNI, op. cit.
[7] CROCETTI GIUSEPPE, Agostiniani eremitani, storia del convento di Montegiorgio, in “Storia e luoghi della Marca fermana” sito di Carlo Tomassini  http://www.luoghifermani.it/?p=4037.
[8] BARBAGALLO I., DIP, vol. I, 1974, pp. 404-405.
[9] P. GRANDE ANGELO, Gli Agostiniani Scalzi a Fermo.
[10] A.S.Fe., (ARCHIVIO STORICO DI FERMO), Verbale del consiglio comunale del 29 gennaio 1867. VIRGILI SETTIMIO, Il Montani- Storia dell’Istituto Tecnico Industriale di Fermo, Pianta di via della Pesa, p. 62.
[11]TOMEI LUCIO, Genealogia del Casato dei Montani, in “Caratteri e peculiarità dei secoli XV-XVII nella Marca meridionale” Cupra Marittima 1993. Gianfrancesco (n.1696) nel 1725 abita nella casa del suocero nell’attuale corso Cavour. Il primogenito di Gianfrancesco è Giampaolo (1718), da cui nasce Giacomo (n. 1736) padre di Girolamo.
[12] AGOSTINI G., Il R. Istituto Industriale Nazionale Fermo, a. 1907, pp. 64-67
[13] A.S.Fe., Consiglio comunale del 8 maggio 1884, Proposta 36. Carcere giudiziario si dà lettura della nota sotto-prefettizia del 30 aprile p. p. n. 2662 con cui si manifesta la intenzione del ministero dell’Interno sulla pratica relativa al fabbricato di queste carceri giudiziarie. Esso ministero riterrebbe opportuno di avere da questo municipio la cessione di qualche altro fabbricato che possa senza gravi sacrifici adattarsi a carcere giudiziario, essendo disposto detto ministero ove occorra a far le pratiche per la cessione al municipio del fabbricato del carcere succursale che verrebbe in conseguenza ad essere abbandonato. Il consigliere Crisostomi formula il seguente ordine del giorno. Il consiglio vista la domanda fatta dal ministero dell’interno per un qualche fabbricato comunale d’adattarsi a carcere giudiziario. Tenuto conto della cessione al municipio delle carceri attuali che dovrebbero essere abbandonate delibera di mettere a disposizione del governo il fabbricato dell’istituto di arti e mestieri che rimane libero al municipio, trasferendosi l’istituto medesimo in altra località.
[14] GUIDA DELLA PROVINCIA DI ASCOLI PICENO, piantina di Fermo, a. 1889, p. 344, rip. anast. a. 2003.
[15] AGOSTINI G., op. cit., pp. 64-67. Per una più dettaglia conoscenza degli strumenti didattici in uso al Montani cfr. PANFILI FABIO, Strumenti nella storia del Montani, a. 2018.
[16] GRILLI AMEDEO, Ippolito Langlois  ingegnere dell’innovazione a metà tra Francia e Italia, Fermo 2017, p. 139.
[17][17] A.S.A.F., Cartella opera pia Montani, Al sig. don Serviliano p. Vecchiotti, seg. Della congregazione Opera Pia Montani, 28 luglio 1853. Per concludere con i RR.PP. Agostiniani il contratto di vendita delle proprietà comunali adiacenti alla fabbrica di codesto Pio Istituto richiedono essi che venga prima fissato l’appoggio, che secondo le regole delle vigenti leggi compete al proprietario confinante sul muro divisorio. Occorre pertanto che il lodato Istituto conosca che l’appoggio sul muro del detto fabbricato distinto nella pianta colle lettere LL si eleverà sino all’altezza, in cui le morze o stracci nell’angolo verso tramontana, salvo compenso al luogo pio da stabilirsi da persona perita in norma di legge. Di tale compenso poi si avrà ragione nell’atto che verrà liquidato il valore dei muri d’intera proprietà comunale occupati dal titolato Istituto. Chieggono inoltre che dal Comune venga non solo conciliato l’appoggio suddetto, ma si stabilisca ancora che le nuove chiaviche provenienti dall’edificio Montani o debbono essere rimosse ovvero ne sia resa comune la manutenzione sino al sortivo del muro esterno, ove incomincia l’onere del Comune, e ciò dopo che il detto Pio luogo avrò fatto eseguire il tratto di condotto o chiavica coperta dal sito dove si è formato il primo scarico sino al ricongiungimento con la vecchia chiavica. Per tali effetti, mentre ciò partecipo alla S.V. Ill.ma, la prego a volerne significare il giorno e l’ora che sarà da destinarsi da parte dell’Istituto, perché questo perito comunale acceda sulla faccia del luogo in unione di chi crederà deputare pel suo interesse. In attesa di grato analogo riscontro mi pregio dichiararmi con la debita distinta stima. D.V.S. ass. anziano gonfaloniere Domenico Ranaldi.
Prot. N. 277. Fu risolto, che si faccia acquisto de locali comunali aderenti alla fabbrica, s’è possibile nel qual caso svanisce la pretesa d’appoggio e della rimozione della chiavica, se non può farsi tale acquisto s’incarichi il sig. ing. Dasti ad esaminare se possa senza pregiudizi del luogo pio darsi l’appoggio, e qualora affermativamente, fin dove possa concedersi come pure ad esprimere la questione della chiavica e vedere quid iuris, sentito anche l’avv. Nardinocchi.
[18] GUIDA DELLA PROVINCIA DI ASCOLI PICENO, op. cit., p.344; GRILLI AMEDEO, op. cit., p. 139.
[19] VIRGILI SETTIMIO, op. cit., pp. 79-82.